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Danni da elettrosmog

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Elettrosmog

Campi elettromagnetici
Onde elettromagnetiche
Le onde elettromagnetiche rappresentano il fenomeno fisico attraverso il quale l'energia elettromagnetica può trasferirsi per propagazione.

Tale fenomeno può avvenire nello spazio libero (via etere) oppure può essere confinato e facilitato utilizzando appropriate linee di trasmissione (guide d'onda, cavi coassiali, ecc.).

Le onde elettromagnetiche, secondo la teoria di Maxwell, sono fenomeni oscillatori, generalmente di tipo sinusoidale, e sono costituite da due grandezze che variano periodicamente nel tempo: il campo elettrico ed il campo magnetico.

In condizioni di campo lontano i due campi sono in fase ortogonali tra loro e trasversali rispetto alla direzione di propagazione. Quando un'onda elettromagnetica incontra un ostacolo, penetra nella materia e cede la propria energia producendo una serie di effetti diversi a seconda della sua frequenza.

Le onde, oggetto della nostra attenzione, in quanto sorgenti di "elettrosmog", sono quelle aventi frequenze che vanno da 30 a 300 GHz, che possono a loro volta essere suddivise in:
a) Campi elettromagnetici a frequenze estremamente basse (ELF);
b) Radiofrequenze (RF);
c) Microonde (MO).
Più nel dettaglio, i campi elettromagnetici con frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz possono essere ulteriormente suddivisi in campi a radiofrequenze e campi a microonde: i primi aventi frequenze fino a 300 MHz, i secondi con frequenze da 300 MHz a 300 GHz.
Gli apparati che generano radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti a radiofrequenze e microonde possono essere suddivisi in tre grandi categorie:
a) Riscaldatori industriali;
b) Apparati per telecomunicazioni;
c) Apparecchiature per applicazioni medicali.
La presenza di tali tipi di radiazioni nell'ambiente esterno è legata soprattutto a sorgenti destinate a telecomunicazioni, come i ripetitori radio TV, ed impiegate per la telefonia cellulare, considerando sia le stazioni radio base sia i telefoni cellulari.

Inquinamento da elettrosmog

L'inquinamento da campi elettromagnetici e la valutazione dei loro possibili effetti patologici "in vivo" sono argomento di grande attualità, come dimostrato dai numerosi dibattiti, relazioni e convegni. Il termine "elettrosmog" è stato coniato allo scopo di definire l'inquinamento prodotto dai campi elettrici e magnetici generati dalle frequenze a lunghezza d'onda, estremamente bassa (ELF), radiofrequenze e microonde, appartenenti alla sezione non ionizzante dello spettro elettromagnetico. Negli ultimi anni al naturale livello di fondo si sono aggiunti i campi prodotti dalle sorgenti legate all'attività dell'uomo, innalzando così il livello di fondo naturale di centinaia o migliaia di volte. I maggiori imputati sono i grandi conduttori di energia elettrica, gli impianti radar e di emittenza televisiva, i ponti radiotelevisivi e per telefonia mobile, nonché, in misura minore, gli elettrodomestici ed i telefoni cellulari.

A tutto ciò va aggiunto un numero esponenziale di satelliti in orbita geostazionaria per telecomunicazioni e telefonia cellulare satellitare globale.
La terra si trova, dunque, avvolta da un'immensa ragnatela di onde elettromagnetiche che trasportano energia di diversa intensità e diversa lunghezza d'onda, che, da un lato crea sviluppo e progresso, ma al tempo stesso pone una serie di interrogativi e dubbi.

Campi elettromagnetici e patologie

I campi magnetici che possono rivestire un ruolo in patologia sono di intensità debole o elevata, statici o da induzione elettromagnetica. In questo caso il magnetismo è indotto da campi elettrici. Per campo magnetico debole o statico si intende un campo che abbia l'intensità del campo magnetico terrestre (10-5 T). Si ritiene che le variazioni del campo geomagnetico siano determinate dal numero delle macchie solari. Queste variazioni sembrano influenzare le sospensioni colloidali e, quindi, probabilmente, le reazioni enzimatiche che si svolgono nei liquidi biologici. Recentemente, si è potuto osservare che animali da esperimento e linee cellulari umane sottoposti a campi elettromagnetici mostravano un aumento del numero di cellule a carattere difensivo. Sono stati descritti anche effetti genetici e alterazioni della velocità di crescita. I telefoni cellulari operano alle frequenze di 900 e 1800 MHz, che, secondo la suddivisione dello spettro elettromagnetico correntemente adottata, rientrano tra le microonde. Le radiazioni di questa lunghezza d'onda vengono efficacemente assorbite dai tessuti biologici, in particolare da quelli ad alto contenuto d'acqua, dando luogo ad un loro riscaldamento. Il conseguente aumento della temperatura corporea può indurre effetti di varia natura e costituire quindi un fattore di rischio per la salute. Diversi gruppi di ricerca hanno cominciato a studiare già da decenni i possibili effetti nocivi dei campi elettromagnetici (CEM).
A tale proposito è necessario distinguere tra effetti acuti, o di breve periodo, ed effetti cronici, o di lungo periodo. Gli effetti acuti possono manifestarsi come diretta conseguenza di esposizioni al di sopra di una certa soglia e che si possono verificare solo in particolari situazioni lavorative; i limiti di esposizione ai CEM proposti dagli organismi internazionali e recepiti anche dalla normativa italiana garantiscono con sufficiente margine di sicurezza la protezione da tali effetti.

Per esposizione ad alte frequenze sono state segnalate alcune conseguenze patologiche, quali opacizzazione del cristallino, anomalie alla cornea, ridotta produzione di liquido seminale, alterazioni delle funzioni neurali e neuromuscolari, alterazioni dell'apparato muscolare. Per esposizione a basse frequenze (frequenza 50 Hz) sono stati segnalati effetti sul sistema visivo e sul sistema nervoso centrale, stimolazione di tessuti eccitabili, extrasistolia e fibrillazione ventricolare. Sono stati inoltre riscontrati altri sintomi quali cefalea, insonnia e affaticamento, in presenza di campi al di sotto dei limiti raccomandati (ipersensibilità elettromagnetica).
Gli effetti cronici possono manifestarsi, anche dopo lunghi periodi di latenza, come conseguenza di esposizioni a livelli bassi di campo elettromagnetico per periodi prolungati (situazione caratteristica degli ambienti di vita). Questi effetti hanno una natura probabilistica, cioè con l'aumento dell'esposizione, aumenta la possibilità di contrarre un danno, ma rimane invariata la gravità di tale danno. Gli effetti cronici sono stati analizzati attraverso numerose indagini epidemiologiche. Attualmente mancano studi che forniscono risultati universalmente accettati dalla comunità scientifica; tuttavia alcuni importanti organismi scientifici nazionali ed internazionali concordano nel ritenere che, allo stato attuale delle conoscenze, sia utile incrementare la sorveglianza al fine di stabilire se possa esistere o meno, limitatamente alle frequenze estremamente basse (ELF), una correlazione tra l'esposizione a campi elettromagnetici ed insorgenza di neoplasie. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sostiene che i dati scientifici disponibili non forniscono alcuna prova diretta che l'esposizione alle alte frequenze (RF) induca o favorisca la comparsa di tumori, né che abbrevi la durata della vita. Altri studi ipotizzano che l'esposizione a basse frequenze (ELF) provochi un aumento del rischio di contrarre patologie neoplastiche come la leucemia infantile. Recentemente, in Inghilterra è stato osservato un significativo aumento dei casi di leucemia in vicinanza di linee elettriche a corrente elevata con radiazione elettromagnetica bassa (50-60 Hz) e con esposizione industriale a campi magnetici ed elettrici. Analogo episodio è stato osservato nel Lazio, nella zona di Cesano.
L'Istituto Superiore di Sanità stima che in Italia, assumendo un nesso di causalità tra esposizione a campi elettromagnetici a frequenza estremamente bassa e rischio di leucemia, soltanto un caso ogni 400 di leucemia infantile potrebbe essere imputato all'esposizione ai campi magnetici prodotti dalle linee elettriche.
Risultati non univoci sono stati forniti anche dalle ricerche sperimentali condotte su cellule in coltura esposte a campi elettromagnetici ELF. Secondo il National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS - USA) questi possono essere ritenuti non più che "possibili cancerogeni per l'uomo" (classe III). L'Organizzazione Mondiale per la Sanità raccomanda, tuttavia, di applicare, per la prevenzione dai possibili effetti di lungo periodo, "il principio cautelativo", ossia di adottare misure di tutela della popolazione fino a quando non ci sarà certezza scientifica degli effetti sulla salute causati dai CEM. Queste misure preventive dovrebbero essere semplici, facilmente perseguibili e di basso costo, e perciò utilizzabili per le nuove installazioni. L'Italia ha adottato tale principio cautelativo mediante l'istituzione di leggi nazionali e regionali, che impongono misure cautelative per la protezione dai possibili effetti di lungo periodo. Nel 2001 l'IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), parte dell'Organizzazione mondiale della sanità delle Nazioni Unite, ha inserito i campi magnetici in bassa frequenza in categoria 2B considerando un raddoppio del fattore di rischio (leucemia infantile) per esposizioni a valori di campo magnetico superiori a 0,4 microTesla. L'IARC nel 2011 ha inserito anche i campi elettromagnetici in alta frequenza in categoria 2B (senza definire una dose). La categoria 2B comprende i possibili cancerogeni per l'uomo; l'International Commission for Electromagnetic Safety (Icems) ha sottolineato nel 2012 la possibilità di aumenti a due cifre di alcune incidenze tumorali. Tuttavia, effetti biologici non oncologici (sull'uomo e sugli animali) e oncologici (sugli animali) sono universalmente riconosciuti.

Si possono distinguere tre situazioni determinate da una diversa frequenza:

- Campi al di sotto di 1 MHz: non producono un riscaldamento significativo ma inducono piuttosto correnti e campi elettrici nei tessuti. Le numerose reazioni chimiche dei processi vitali sono associate a normali correnti "di fondo" di circa 10 mA/m2.  E' necessario arrivare a densità di corrente indotta maggiore di 100 mA/m2 per interferire con il normale funzionamento del corpo e provocare contrazioni muscolari involontarie.
- Campi tra 1 MHz e 10 GHz: penetrano nei tessuti esposti e producono calore a seguito dell'assorbimento di energia in questi tessuti. La profondità di penetrazione dipende dalla frequenza del campo ed è maggiore alle frequenze più basse.  L'assorbimento di energia è misurato come tasso di assorbimento specifico (SAR, espresso in watt al chilogrammo) entro una data massa di tessuto.  Per provocare danni come cataratte oculari e ustioni della pelle, ci vuole un SAR di almeno 4 W/kg che si riscontra solo a decine di metri di distanza da potenti antenne FM, normalmente isolate e inaccessibili.  Eventuali danni da riscaldamento indotto provocano risposte fisiologiche e risposte legate alla termoregolazione, compresa una ridotta capacità di svolgere attività mentali o fisiche quando la temperatura del corpo aumenta.
-Campi superiori a 10 GHz: sono assorbiti dalla superficie della pelle, e pochissima energia penetra nei tessuti sottostanti. Perché ci siano danni come ustioni o cataratte oculari, ci vuole un'esposizione a livelli simili a quelli che si hanno nelle immediate vicinanze di un radar di potenza (la normativa impedisce la presenza dell'uomo in queste aree) ma che non si riscontrano nella vita quotidiana.
Secondo l'OMS, la maggior parte degli studi condotti a frequenze superiore a 1 MHz hanno analizzato i risultati di esposizioni acute ad alti livelli di campi RF, cioè ad esposizioni che non si riscontrano nella vita quotidiana.


Patologie da trasferimento di energia elettrica

Per corrente elettrica (c. e.) si intende una forma di energia rappresentata dal flusso ordinato di cariche elettriche attraverso materiali che ne permettono il trasporto. Il termine corrente è stato appunto selezionato per enfatizzare il concetto di movimento delle cariche elettriche. Per convenzione, il verso della corrente indica la direzione in cui in un conduttore si muovono le cariche positive per cui esso si svolge in senso opposto al movimento degli elettroni. La carica elettrica è una proprietà di base di due delle tre particelle atomiche elementari, gli elettroni ed i protoni, essendone i neutroni privi. Nell'atomo i neutroni, privi di carica elettrica, ed i protoni, forniti di carica elettrica di segno positivo, sono presenti nel nucleo, mentre gli elettroni forniti di carica elettrica di segno negativo ed in egual numero dei protoni ruotano nelle loro orbite attorno al nucleo, attratti dalle cariche elettriche dei protoni, che impediscono ad essi di fuoriuscire dalle proprie orbite.
Il mantenimento dell'integrità strutturale dell'atomo, e conseguentemente della materia, che è costituita da atomi, è, quindi, garantito dalla forza elettrica tra le due suddette particelle elementari, che si attraggono perché fornite di carica elettrica di segno contrario.
I fisici hanno calcolato il valore della carica elettrica negativa dell'elettrone, la cosiddetta carica elementare, (indicata col simbolo -e) della quale il Coulomb (C) è un multiplo. 1 C, difatti, corrisponde a 6,24 X 1018 volte la carica di un elettrone e rappresenta la quantità di carica elettrica trasportata in 1 secondo dal flusso di corrente di un Ampere. La carica elettrica del protone è indicata come +e; essa è eguale a quella dell'elettrone, ma di segno opposto. Oltre agli elettroni ed ai protoni sono portatori di cariche elettriche gli ioni, cioè specie chimiche quali atomi e molecole che, avendo perduto o acquistato uno o più elettroni, assumono nel primo caso una carica positiva, diventando ioni positivi (o cationi perché sono attratti dal polo negativo o catodo) e nel secondo caso carica negativa, diventando ioni negativi (o anioni perché sono attratti dal polo positivo o anodo).
I corpi che consentono il passaggio della c. e. sono definiti conduttori, quelli che, invece, la impediscono sono detti coibenti o isolanti.
Da conduttori si comportano i metalli, l'acqua, le soluzioni di elettroliti; esempi di coibenti sono il legno, la gomma, il vetro, la plastica.
I tessuti che costituiscono il corpo umano e quello degli animali si comportano nei riguardi della ce. da conduttore elettrolitico.
Si conoscono vari tipi di c. e., dei quali in questa trattazione saranno considerati i seguenti:
a) La c. e. continua, erogata da una pila o da una dinamo o da un accumulatore o derivata da una corrente alternata a mezzo di un alternatore, è caratterizzata da un flusso di corrente di intensità e direzione costanti nel tempo.
b) La c. e. alternata, è prodotta a mezzo di generatori dalle centrali elettriche e distribuita come energia elettrica ai luoghi di utilizzo attraverso linee di distribuzione ad alta e a bassa tensione per uso domestico, industriale e di trasporto. E caratterizzata da un flusso di cariche che nel conduttore va incontro
a periodiche variazioni del verso e dell'intensità per cui si verifica una inversione (alternanza) di polarità che avviene con determinata frequenza. L'unità di misura della frequenza è lo Hertz (Hz), corrispondente ad l ciclo/sec. La c. e. alternata distribuita in Europa ha una frequenza di 50 Hz. c) La c. e. faradica, che è generata da alcuni apparecchi di induzione, è una particolare corrente alternata, in cui una fase di bassa intensità e lunga durata si alterna con una fase di alta intensità e breve durata.
Per circuito elettrico si intende il percorso chiuso in cui la c. e. fluisce; ad es. la c. e. generata da una pila, partendo dal polo + di questa, si muove attraverso un filo metallico (conduttore) avvolto da materiale isolante, raggiunge un utilizzatore, cioè un apparecchio (ad es. una lampadina) che è in grado di trasformare l'energia elettrica in una forma diversa di energia e rientra nella pila attraverso il polo  percorrendo un altro filo metallico conduttore. Quando il percorso della corrente viene interrotto, il circuito viene definito aperto; l'apparecchio in grado di aprire e di chiudere il circuito è l'interruttore.
Dei vari parametri che misurano le caratteristiche della c. e., quelli che rivestono maggiore importanza ai fini della sua pericolosità sono il voltaggio e l'intensità, ai quali si aggiunge per la corrente alternata la frequenza. La gravità del danno da corrente alternata è tanto maggiore quanto più bassa è la frequenza e quanto più elevati sono il voltaggio (la cui unità di misura è il Volt, simbolo V) e l'intensità (la cui unità di misura è l'Ampere, simbolo A). Se si tiene presente che l'intensità (I) della c. e. (cioè la quantità di carica elettrica che nell'unità di tempo attraversa un conduttore a sezione costante) è direttamente proporzionale al voltaggio (V) ed inversamente proporzionale alla resistenza (R) secondo la formula:

I =V/R

si comprende che il grado di pericolosità di una ce. che attraversa l'organismo è dato non solo dal voltaggio, ma anche dal rapporto tra questo e la somma delle resistenze che essa incontra durante il suo passaggio nell'organismo, cioè dall'intensità (I). Più che i Volt sono gli Ampere che debbono essere considerati forieri di danno, come dimostrato dal fatto che correnti di basso voltaggio, di per sé non pericolose, possono diventarlo quando la resistenza offerta dal corpo si riduce perché esso è bagnato o anche sudato o sanguinante.
A parità di amperaggio di voltaggio e di durata del contatto, la c. e. continua (frequenza = 0) è meno pericolosa di quella alternata, della quale quella a basse frequenze (10-1000 Hz) risulta essere la più pericolosa. Un ruolo aggravante gli effetti dannosi del tipo di corrente che percorre l'organismo è giocato dalla durata del contatto.
A proposito dei rischi a cui va incontro l'uomo quando il suo corpo è percorso dalla c. e. sono stati identificati sia per quella continua che per quella alternata alcuni parametri, quali ad es.:
a) la soglia di percezione, corrispondente al massimo valore di intensità al di sotto del quale il passaggio della c. e. attraverso il corpo non viene percepito,
b) la soglia di pericolosità, corrispondente al valore massimo di intensità di una c. e. che attraversando il corpo induce la sensazione di formicolio o di scossa, soprattutto al punto di contatto;
c ) soglia di rilascio, corrispondente al valore massimo di intensità, che al momento del contatto permette di staccarsi dalla sorgente.
d) tempo di sopportabilità, che è tanto minore quanto maggiore è l'intensità della corrente, risultando anche influenzato negativamente dalla durata del contatto. Per tale ragione, oltre all'identificazione delle suddette soglie, sono disponibili per giudicare la pericolosità della c. e alcuni diagrammi indicanti le zone di pericolosità provocate dal passaggio di essa nel corpo in funzione della durata del contatto.
Sia a livello cellulare che dell'intero organismo (e quindi dei tessuti e degli organi che lo compongono) la resistenza del corpo umano al passaggio della corrente non è omogenea. Nelle cellule la membrana plasmatica, a causa del ricco contenuto in lipidi, che sono cattivi conduttori, offre una notevole resistenza al passaggio della c. e. che, però, determina in essa la comparsa di fori, attraverso i quali si verificano abnormi scambi di acqua, di elettroliti e di molecole che possono indurre morte cellulare per necrosi.
Questo fenomeno, definito elettroporazione, viene giudicato il primum movens della necrosi a cui vanno incontro le cellule muscolari e quelle nervose attraversate da una c. e. che ha provocato uno scarso effetto termico.
Nell'organismo, la maggiore resistenza al transito della c. e. è offerta dalla cute; in particolare, la cute maschile per il suo maggiore spessore in confronto a quella femminile offre una maggiore resistenza al passaggio della corrente elettrica che aumenta ulteriormente nelle regioni fornite di callosità.
Si comportano, invece, da buoni conduttori la muscolatura striata e quella cardiaca ed i vasi sanguigni a causa del loro elevato contenuto in acqua. In linea generale, a livello dei vari organi la resistenza è tanto minore quanto maggiore è la vascolarizzazione dell'organo attraversato dalla corrente.
I vasi sanguigni, quindi, per il loro contenuto liquido si comportano da buoni conduttori. Il corpo è attraversato dalla c. e quando viene a trovarsi:
a) interposto tra due conduttori, in quanto chiude il circuito, o come più frequentemente si è soliti dire, forma un corto circuito tra gli stessi;
b) interposto tra un conduttore e la terra;
c) vicino ad un conduttore sotto tensione in quanto tra questo ed il corpo scocca una scintilla che funge anch'essa da conduttore.
Neil'attraversare il corpo la c. e. segue un percorso la cui direzione diventa responsabile dei danni agli organi da essa attraversati. Il punto di ingresso e quello di uscita della scarica sono indicativi del percorso seguito dalla corrente e della probabilità che esso ha avuto di interferire con il funzionamento di organi di importanza vitale.
Ad es. il percorso della c. e. da un braccio all'altro o da un braccio ad un piede interferisce col cuore ed è pertanto molto più pericoloso del percorso che fa la corrente da un braccio o da una gamba alla terra. Molto gravi sono anche le conseguenze del passaggio della corrente attraverso l'encefalo, che vanno da attacchi convulsivi con perdita di coscienza, a fenomeni emorragici e ad interferenza col funzionamento di centri di importanza vitale, donde la morte per incapacità respiratoria o per arresto cardiaco. Gli effetti causati dalla c. e. durante l'attraversamento del corpo sono di tre tipi: termico, elettrochimico e biologico.
U effetto termico è noto come effetto Joule secondo la formula
Q = kRI2 X t
indicante che la quantità di calore prodotto (Q) è direttamente proporzionale alla resistenza (R), al quadrato dell'intensità (I2) ed alla durata della percorrenza (t). Esso è responsabile della comparsa di ustioni che possono interessare non solo il rivestimento cutaneo ma anche le strutture sottostanti, alcune delle quali, ad es. le ossa, i tendini, l'adipe offrono alla trasmissione della corrente una resistenza superiore a quella offerta dalla stessa cute con conseguente maggiore gravità dell'effetto termico. Sulla cute si formano dei fori al punto di entrata ed a quello di fuoriuscita della scarica.
L'effetto elettrochimico si determina perché il corpo si comporta come un conduttore elettrolitico per la presenza in esso di acqua e di elettroliti. Nel caso che sia la c. e. continua ad attraversare il corpo, in corrispondenza del polo positivo sono richiamati gli ioni negativi (anioni) come Cl-, ed S04-, i quali reagendo con l'acqua formano rispettivamente HCl e H2S04, che provocano lesioni da acido, cioè inaridimento dei tessuti (necrosi secca o necrosi coagulativa) con formazione
di un'escara. In corrispondenza del polo negativo si accumulano gli ioni positivi (cationi), soprattutto Na+ e K+ che, reagendo con l'acqua, formano rispettivamente NaOH e KOH, responsabili della comparsa di escara umida o colliquativa.
L'effetto biologico o fisiologico consiste nella stimolazione, sia pure esasperata, di funzioni fisiologiche: gli aspetti più appariscenti riguardano il sistema nervoso, la muscolatura striata e quella cardiaca.
La corrente alternata è responsabile del maggior numero di incidenti professionali e domestici da elettricità a causa del suo diffusissimo impiego. Oltre che dalla tensione e dall'intensità, il grado di pericolosità della corrente alternata dipende dalla frequenza, risultando le basse frequenze (50-60 Hz), che sono quelle utilizzate nelle reti di distribuzione, più pericolose di quelle più elevate, tanto che per una scarica di corrente alternata con tensione di 220 Volt e con frequenza al di sopra di 500 Hz il pericolo di morte è generalmente inesistente. Il minore effetto patogeno delle corrente alternata ad elevata frequenza dipende dal fatto che il rapidissimo alternarsi della polarità induce effetti elettrochimici e biologici di minore intensità, in particolare risultano di scarsa intensità le alterazioni a carico delle membrane cellulari. Da ciò l'applicazione delle correnti a frequenza molto elevata per scopi terapeutici; in particolare per l'effetto termico da esse indotto, sono usate per la diatermia.
Quando il corpo è attraversato da una corrente elettrica a bassa frequenza (fino a 100 Hz) a livello cellulare si verificano fenomeni di polarizzazione e depolarizzazione delle membrane cellulari che risultano particolarmente evidenti nella muscolatura striata ed in quella cardiaca. La contrazione tetanica della muscolatura striata è responsabile dell'incapacità di retrarre la mano quando questa viene a contatto con un conduttore con la conseguenza che, per la maggiore durata del contatto, il danno risulta di maggiore gravità. Si possono inoltre manifestare spasmo della muscolatura bronchiale e fibrillazione ventricolare che possono causare la morte, rispettivamente per asfissia e asistolia. L'esito letale può anche essere prodotto dal blocco funzionale dei centri cardiaco e respiratorio quando la corrente attraversa l'encefalo. Effetti indiretti sono considerati i traumi che l'organismo subisce per cadute o urti conseguenti all'attraversamento di esso da parte della c. e. Per quanto concerne gli effetti indotti dalla corrente elettrica continua sull'organismo si fa presente che essi sono principalmente di tipo elettrochimico e biologico e, come si è detto, risultano meno gravi di quelli prodotti dalla corrente alternata a parità di amperaggio e di durata del contatto. Oltre alle lesioni da acidi e da alcali in corrispondenza rispettivamente del polo positivo e di quello negativo, a cui si è già fatto cenno (necrosi coagulativa da acidi e colliquativa da alcali), essa a livello cellulare determina polarizzazione della membrana plasmatica ed anche rottura di questa ed alterazioni dell'equilibrio elettrolitico intracellulare. Opportunamente dosata, la corrente continua viene adoperata per l'elettrocoagulazione con la quale si induce la distruzione di verruche e di altre escrescenze patologiche o si procede alla cosmesi depilatoria. In Cardiologia, la corrente continua è adoperata per ristabilire un ritmo normale in un cuore fibrillante o per fare riprendere l'attività contrattile ad un cuore che si è arrestato (defibrillazione). La corrente faradica determina soprattutto un effetto biologico; quella a bassa frequenza viene adoperata in terapia per ottenere stimolazione dei muscoli e dei nervi, mentre quella a più elevata frequenza diventa responsabile di conseguenze simili a quelle determinate dalla corrente alternata. Per ulteriori informazioni sull'impiego terapeutico dei vari tipi di c. e. si rimanda ai trattati specialistici.
 

Fisiopatologia