Il paziente obeso va più che il soggetto in normopeso incontro ad una serie di patologie che sono appresso
elencate:
DMT2
Malattie cardiovascolari
ipertensione
Stroke
osteoartrite
calcolosi delle vie biliari
Apnea nel sonno
Cancro
disordini endrocrini
Il rischio clinico per un paziente obeso, se non si interviene con cure opportune, è purtroppo la morte, poichè parliamo di una condizione, non una malattia, è estremamente dilagante, pericolosa e gravissima per la salute del paziente stesso; per es. un paziente che ha un tumore, o un infarto del miocardio, si espone a morte nel tempo, in una percentuale di casi e così accade pure per la condizione di obesità. La condizione di obesità può essere descritta, infatti, con una curva del tipo a "j".
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Tale curva descrive il rischio di morte per gli indici di massa corporea: sulla porzione di sinistra, vengono contemplati i soggetti con BMI basso, per esempio pazienti magri e defedati, per es. gli anoressici che se non curati presentano un rischio elevato di morte, così pure i soggetti con magrezza da sindrome da malassorbimento, quelli con cachessia da tumore, quelli affetti da cirrosi, insufficienza renale cronica: il BMI quindi si corrala al rischio di morte, se il BMI è basso, il rischio ha un suo valore e così pure nelle condizioni di obesità che è associata a tantissime patologie vi è un rischio elevato di morte.
Perfino alcune patologie respiratorio si
associano ad obesità: esiste una condizione definita sindrome delle apnee
notturne dove il grasso addominale impedisce l'escursione diaframmatica
regolare, determinandosi una condizione di insufficienza respiratoria su base restrittiva.
Il paziente va incontro a OSAS, cioè tale sindrome ostruttiva, si manifesta nel sonno,
(lo stesso vale per la sindrome di Pickwick) per cui un soggetto va incontro ad
apnee notturne ripetute con sofferenza per il miocardio; inoltre un paziente
obeso,
per lartrosi non riesce più a muoversi, le sue articolazioni sono
sovraccaricate con danneggiamento delle superfici articolari stesse, condizione
che si definisce "artrosi".
In altri casi si determinano anomalie ormonali, alterazioni cutanee, per es. la
gotta, Malattie cardiovascolari. Gli obesi sono perfino a rischio di cancro. Focalizzando
il problema sul
rischio endocrino, si possono distinguere 2 grosse cause che determinano
alterazioni della costellazione ormonale: in genere le
proteine leganti gli ormoni, si riducono, le proteine trasportatrici degli
ormoni sessuali, Sex Hormone binding globulin, con riduzione della funzione ormonale, altro
aspetto è legato allaspetto che le aromatasi modificano gli androgeni ad estrogeni.
Questa è una tabellina delle modifica che accade. Le aromatasi funzionano di più
nel t. adiposo e gli androgeni si trasformano in estrogeni, dunque ipogonadismo
secondario. I bambini obesi crescono poco, i livelli di cortisolo sono
aumentati. Ciò appare evidente nel m. di Cushing, in cui spesso è opportuno
porre diagnosi differenziale
con obesità/Cushing. L'insulinoresistenza e l'obesità
sono così legate, e così pure lo è diabete allìobesità che si parla di diabesity,
per indicare al contempo la condizione di diabete ed obesità. Pertanto, trattare lobesità
significa curare il DMT2.
Il dimagrimento causa remissione del diabete o
miglioramento del compenso in molti pazienti con DMT2 e obesità. Il t. adiposo in
eccesso soprattutto se addomininale rilascia acidi grassi liberi e determinano
lipotossicità, per es. inibiscono insulina da parte della beta-cellula, poiché
la beta cellula muore e si è visto che gli FFA in eccesso contribuiscono alla
insulinoresistenza con ipersecrezione di acidi grassi. Laltra via è quella
infiammatoria.
-Ridotti livelli di GH
-Aumento livelli di cortisolo (test soppressione desametasone normale)
-PCOS (sindrome dellovaio policistico)
-Disturbi ciclo mestruale
-Irsutismo
-Iperandrogenismo nelle donne: + estrone->+ LH->+ androgeni ovarici->aromatizzazione->
estrone
Bassi livelli di testosterone e FreeT e SHBG negli uomini
Iperinsulinemia
Si caratterizza per:
− Obesità centrale
− Dislipidemia (ipertrigliceridemia e basse HDL)
− Elevati valori di pressione arteriosa
− Insulino-resistenza
−ridotta tolleranza
glucidica o diabete
cui si sono recentemente aggiunti
− Stato pro-trombotico
− Stato pro-infiammatorio
Lo stato infiammatorio del paziente diabetico include una serie di modifiche che
includono alterati livelli di specifiche citochine e chemochine, modifiche nel
numero ed attivazione dello stato dei leucociti ed incremento di apoptosi del
tessuto fibroso. Queste modifiche suggeriscono che il DMT2 si associ ad una
condizione di infiammazione cronica per cui l'acetilsalicilato, gli
antinfiammatori e gli antagonisti della interleuchina 1 possono essere prese in
considerazione per la cura dei paziente diabetici, poichè si è visto che tali
trattamenti riducono addirittura i livelli di glucosio e le complicanze del
diabete.
Essi sono rappresentati dall'associazione di condizioni o fattori di rischio quali un'elevata circonferenza addominale, elevati livelli di trigliceridi, bassi livelli di HDL, elevato valore di glucosio a digiuno, alti valori pressori, storia di accidenti vascolari. Volendo sottolineare quali siano i due fattori più importanti possiamo parlare sicuramente dell'obesità addominale e della insulinoresistenza, che si associa alla inattività fisica. I primi ricercatori che hanno identificato la s. metabolica sono stati il gruppo di Padova che ha associato DMT2, obesità ipertensione ed ipeuricemia. In USA hanno parlato la sindrome metabolica definendo le basi: i segni sono la obesità centrale la dislipidemia, il colesterolo, elevato glucosio in circolo, elevata pressione arteriosa, malattia CV, stato pro infiammatorio: stiamo facendo riferimento al gruppo texano dei prof.ri Scott e Grundy.
Fattori ambientali:- Sovrappeso
-Obesità viscerale
-Eccesso calorico
-Eccesso grassi saturi
-Sedentarietà
-Predisposizione
genetica
Tali fattori in maniera concomitante determinano insulinoresistenza che nella
sua espressione massima è il diabete e quindi la insulinoresistenza a sua volta
è responsabile della s. metabolica.
- lipotossicità : la triade aterogena
- VLDL aumentate e più ricche in trigliceridi (ipertrigliceridemia a digiuno e
post-prandiale)
- LDL piccole e dense
- HDL ridotte
- infiammazione
Le condizioni associate alla insulinoresistenza sono questi: aumentando il numero dei componenti della insulinoresistenza, aumenta il rischio cardiometabolico. LI.R. determina la secrezione di sodio, perché aumenta il
riassorbimento di sodio, più sodio, più ipertensione ed sagisce sul sistema NO,
la NOS e si ha ipertensione. Cosi si ha ipertensione.
In sintesi abbiamo:
- (+) riassorbimento renale di sodio
- (+) sullattività del sistema nervoso simpatico
- sulla distribuzione dei cationi intracellulari
-(+)sulla proliferazione di miociti e fibroblasti, con conseguente ipertono
delle arteriole.
- (-)mancata stimolazione produzione NO endoteliale