Collasso cardiocircolatorio/ morte improvvisa
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Angina ed infarto NSTEMI
Angina ed infarto NSTEMI 2
La coronarografia e l'angioplastica
Definizione
Distinguiamo diverse condizioni patologiche a genesi ischemica cardiogena:
a) Il collasso cardiocircolatorio
b) L’arresto
c) La morte cardiaca o morte improvvisa su base ischemica
d) La morte naturale
a) Il collasso cardiocircolatorio è definito come la perdita improvvisa di
un flusso ematico efficace a causa di una disfunzione acuta del cuore e/o del sistema
vascolare periferico, condizione che può risolversi spontaneamente (per es., sincope
o bradicardia grave transitoria) o solo grazie a interventi esterni (per es., arresto
cardiaco).
b) Arresto cardiaco, cioè l’improvvisa cessazione della funzione di pompa
cardiaca che può essere reversibile con un intervento immediato, ma in sua assenza
porta a morte, con rare risoluzioni spontanee. Le probabilità di successo dell'intervento
sono correlate al meccanismo patogenetico dell'arresto, alla situazione clinica
e al pronto ripristino della circolazione
c) Morte cardiaca improvvisa (sudden cardiac death, SCD)
d) Morte naturale dovuta a cause cardiache, annunciata da una repentina perdita
di coscienza entro un'ora dall'esordio di sintomi acuti della quale il soggetto
può essere a conoscenza di una cardiopatia preesistente, ma il momento e le modalità
del decesso sono inaspettati. Essa dipende come conseguenza diretta dell'arresto
cardiaco
Epidemiologia della cardiopatia ischemica
L’Incidenza della SCD è di oltre 400.000 decessi ogni anno negli Stati Uniti e può
interessare adolescenti e giovani: approssimativamente 1 su 100000 ogni anno mentre
i soggetti di 45-75 anni sono colpiti nell’ordine di 100-200 su 100000 persone/anno
nella popolazione adulta non selezionata. E’ a tutti noto come i calciatori
possano andare incontro a morte improvvisa, cosi l’epidemiologia di tale
evenienza è, a seconda delle fasce d’età, del sesso e della razza, la seguente:
Età
1-13 anni: la SCD è responsabile del 20% dei decessi naturali improvvisi
14-21 anni: 30% dei decessi naturali improvvisi
Persone di mezza età e anziani: 88% dei decessi naturali improvvisi
L'avanzare dell'età è associato ad aumento del rischio
Sesso
Fra le persone di età compresa fra 45 e 64 anni, il rapporto maschi:femmine è
quasi 7:1
Il rapporto scende a 2:1 fra le persone di 65-74 anni
Razza
Negli Stati Uniti l'incidenza è più elevata negli afroamericani che nei bianchi
Fattori di rischio
Cardiopatia coronarica, cioè il processo aterosclerotico che colpisce le coronarie
nei soggetti geneticamente predisposti o che lo sono per fattori ambientali modificabili
o specifici dell’individuo modificabili (es. colesterolo, ipertensione, glicemia
elevata ecc)
Principali fattori di rischio
· Età
· Fumo di sigaretta
· Livello sierico elevato di colesterolo LDL (low-density lipoprotein)
· Diabete mellito
· Ipertensione
· Ipertrofia ventricolare sinistra, condizione quest’ultima che predispone a fatti
ischemici del miocardio e allo scompenso di pompa con ulteriore danno ischemico
consequenziale.
· Anomalie elettrocardiografiche non specifiche
Il laboratorio ci può essere d’aiuto nella diagnostica. Per esempio dei marker infiammatori
(per es., livello di proteina C-reattiva) possono preannunciare la destabilizzazione
di placche coronariche. La presenza di fattori multipli di rischio può aumentare
progressivamente l'incidenza di patologia coronarica, ma non in maniera sufficiente
o così specifica da esigere terapie dirette contro aritmie potenzialmente letali;
la presenza di anomalie delle arterie coronarie o lesioni aterosclerotiche croniche
e/o soprattutto lesioni acute (attive) come fissurazione di placche, aggregazione
piastrinica, trombosi acuta predispongono alla cardiopatia acuta. Lo stesso accade
per anomalie anatomiche delle coronarie.
Soggetti in fase acuta.
In pazienti con anamnesi positiva per infarto miocardico (IM), in fase acuta dall'esordio
a tutte le prime 48 ore, il rischio di arresto cardiaco può arrivare fino al 15-20%.
I sopravvissuti a fibrillazione ventricolare (FV) in fase acuta non corrono un rischio
continuativo di recidive di arresto cardiaco, secondo quanto indicato per tale
evento. Durante la fase di convalescenza (da 3 giorni a ~6 settimane), un episodio
di tachicardia ventricolare (TV) sostenuta o di FV, generalmente accompagnato da
disfunzione del ventricolo sinistro (VS), si associa a un rischio di mortalità
a 12 mesi fino al 50%; almeno il 50% dei decessi è improvviso
Fase cronica
I pazienti con frazione di eiezione (FE) <40% sono maggiormente a rischio di SCD;
i pazienti con TV o FV inducibili durante esame elettrofisiologico, con aritmie
ventricolari ambientali (contrazioni ventricolari premature e TV non sostenuta)
e FE <40% sono ad alto rischio. Essi vengono oggi ritenuti candidati al trattamento
con cardiovertitore-defibrillatore impiantabile (implantable cardioverter-defibrillator,
ICD)
Il rischio continua ad aumentare con frazioni di eiezione <30%, anche senza marker
di aritmia ambientale.
Fattori ereditari
Predisposizione familiare a SCD in sindromi specifiche
Cardiomiopatia ipertrofica
Sindromi congenite del QT lungo
Displasia aritmogena del ventricolo destro
Sindrome con blocco di branca destra e sopraslivellamento non ischemico del segmento
ST (sindrome di Brugada)
argomenti di cardiologia