Pertanto se il linfocita passa, riconosce gli
antigeni di istocompatibilità e l’angine estraneo (concetto di not self)
associato a tale antigene di istocompatibilità, esso determina la sua risposta
contro tale complesso. I linfociti T si dividono nei T helper e nei
linfociti T citolitici e citotossici. I Th (helper) producono citochine che
stimolano le risposte dell’infiammazione e determinano la proliferazione
degli stessi linfociti B e T oltre che l’attivazione dei macrofagi, cioè
delle cellule che fagocitano i batteri ed altri agenti infettivi. I Linfociti
T citotossici o CTL uccidono le cellule che presentano antigeni not self come,
appunto le cellule infettate dai virus o da altri agenti infettivi intracellulari.
Altri linfociti T, detti linfociti regolatori, inibiscono le risposte immunitarie.
Altri linfociti ancora sono detti natural Killer o NKT. Perché si abbia una
risposta immunitaria, l’antigene deve essere presentato ai linfociti, ad opera di
cellule che presentano l’antigene ai linfociti T, dette appunto APC o
Antigen Presenting Cell. Fra essi sono le cellule dendritiche che catturano
gli antigeni e li portano negli organi linfoidi per presentarli ai linfociti
naive per dare inizio alla risposta umorale e cellulare. I linfociti naive sono
quelli che fuoriescono dal midollo osseo e dal timo, sede della loro produzione
e migrano verso gli organi linfoidi dove vanno incontro agli antigeni e si attivano
per proliferare e differenziarsi nelle cellule effettrici. Questo processo
di proliferazione porta alla costituzione di un’espansione clonale per cui
un clone di cellule può espandersi fino a 50.000 volte per amplificare le risposte
verso gli agenti infettivi. Alcuni linfociti B e T, inoltre, si trasformano nelle
cellule della memoria, dotate di lunga sopravvivenza. Le due sottopopolazioni più
importanti di cellule T sono i T CD4+ helper ed i CTL CD8+ che esprimono
dei recettori per l’antigene detti recettori T (TCR). Il nome CD4+ deriva
dal nome della proteina espressa sulla superficie e lo stesso per la proteine CD8;
tali proteine si dicono marcatori.
Nel processo dell’infiammazione intervengono molte proteine specifiche fra cui il
TNF, l’IL-1 e l’IL-6 che mediano effetti locali e sistemici
dell’infiammazione. Il TNF e l’IL-1 agiscono sui leucociti dell’endotelio per attivare
l’infiammazione acuta ed il rilascio di IL-6 da parte dei leucociti e di altri tipi
cellulari; sempre queste sostanze sono responsabili dei sintomi sistemi fra
cui la febbre, la produzione di altri leucociti e di proteine di fase acuta. Il
TNF è responsabile dello shock settico, deprimendo il miocardio e causando
la CID. Lo shock settico può dipendere dalla infezione di Gram- da parte dei LPS
che attivano i TLR e scatenano la liberazione di sostanze dell’infiammazione. Le
citochine sono molecole proteiche prodotte da vari tipi di cellule e secrete
nel mezzo circostante di solito in risposta ad uno stimolo in grado di modificare
il comportamento di altre cellule inducendo nuove attività come crescita, differenziazione
e morte. Le citochine prodotte da cellule del sistema immunitario sono dette linfochine
o interleuchine. Tra le citochine vi è la importante famiglia degli interferoni,
che inducono le cellule a resistere a infezioni virali. L'IFN-γ viene liberato
dalle cellule NK e dai linfociti T e ha come bersaglio gli stessi
linfociti T, i linfociti B e i macrofagi; l'IFN-α viene liberato dai
leucociti e agisce sulle cellule normali con azione antivirale. L'Interleuchina-1
viene prodotta dai macrofagi e ha come bersaglio i linfociti T, linfociti B e altri
tipi di cellule come gli epatociti in cui stimola la produzione di proteine della
fase acuta come la proteina C, permette l'extravasazione di molte cellule infiammatorie.
L'Interleuchina-2 viene prodotta dai linfociti T e agisce sulle medesime cellule
T, sulle cellule NK e stimola la proliferazione e il differenziamento cellulare.
L'Interleuchina-3 viene liberata dai linfociti Th1 e agisce sulle cellule emopoietiche
indifferenziate come fattore di crescita.
L'Interleuchina-4 è liberata dai linfociti Th2 e ha come bersaglio i linfociti B
su cui stimola la crescita e la cosmutazione di classe verso le IgE. L'Interleuchina-5
viene liberata dai linfociti T e agisce sui linfociti B in cui stimola la produzione
di IgA. L'Interleuchina-10 viene prodotta dai linfociti Th2 e agisce sulle cellule
Th1 inibendole. L'Interleuchina-11 viene liberata dai macrofagi, cellule dendritiche
e agisce sui linfociti B, sui precursori megacariocitici e induce crescita e attivazione.
L’interleuchina IL-10 è in grado di inibire la sintesi di citochine pro-infiammatorie
quali IFN-γ, IL-2, IL-3, TNF-α e GM-CSF, prodotte da cellule quali macrofagi e linfociti
T helper di classe 2. I macrofagi che la producono vengono inattivati tramite un
feedback negativo, stimola invece la proliferazione dei linfociti B e la produzione
di anticorpi a carico delle plasmacellule. Inoltre, ha mostrato anche un ruolo importante
nella soppressione della capacità di presentazione dell'antigene da parte delle
cellule APC, questo a causa di un effetto depressivo nella produzione di molecole
MHC II. Le cellule del sistema immunitario possiedono potenti armi in grado
di combattere l’invasione di microrganismi ma possono allo stesso tempo causare
danni collaterali. In particolare i linfociti Th17, cosi chiamati perché producono
l’interleuchina-17, sono importanti per la protezione da funghi e batteri ma possono
anche causare infiammazioni croniche e autoimmunità. L’IL 17 gioca un ruolo
nella patogenesi della celiachia. L'interleuchina-17A (IL-17A) svolge un
ruolo sia nell'infiammazione che nelle risposte anti-batteriche. Nella Malattia
Celiaca in fase attiva ( CD) l'IL-17A (IL=interleuchina) è stata prodotta
da entrambe le linee cellulari T CD8 + (TC17) e le cellule T CD4+ (Th17), insieme
alle cellule TC17 intraepiteliali che sono considerati i produttori dominanti. IL-17A
è coinvolto nella difesa antibatterica reclutando cellule immunitarie nei siti di
infezione, ma agisce anche come una citochina pro-infiammatoria in malattie autoimmuni
e infiammatorie. Diversi studi suggeriscono un ruolo per IL-17A anche in CD. Un
aumento dei livelli di IL-17A sono stati segnalati nella mucosa del piccolo intestino
di pazienti con malattia in fase attiva e dopo ex vivo esposizione ex vivo con gliadina
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