Denutrizione, quale cura?
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cfr anche
La Nutrizione enterale
La Nutrizione parenterale
Nutrizione enterale totale
PEG
È definita come insufficienza quantitativa / qualitativa dell'alimentazione dell'organismo.
E' chiaro che la denutrizione comporta conseguenze dannose sul piano metabolico
e che pertanto essa deve essere corretta. È il risultato conseguito a causa di:
- Inadeguata assunzione o anomala assimilazione delle calorie immesse nella circolazione
del metabolismo, come ad esempio in seguito di diete non eseguite correttamente;
- Eccessivo dispendio energetico;
- Alterato metabolismo genetico con annesse patologie intrinseche.
Cause
Le carenze di apporto. Si osservano in due circostanze:
* LA DEPRIVAZIONE DI CIBO (carestie, deprivazione coatta);
* LA IMPOSSIBILITÀ DI APPORTO:
— da cause locali: impedimento della masticazione, della deglutizione e del transito
degli alimenti (cfr
disfagia),
lesioni buccali e mascellari, esofagee, lesioni gastriche altosituate (cfr anche
disfagia
dell'anziano);
— da cause distanti implicanti un risentimento sulle funzioni dell'apparato digerente,
soprattutto per nausea e vomito:
— lesioni epatobiliari;
— lesioni peritoneali;
— meningiti;
— insufficienza renale;
— turbe metaboliche gravi;
— da lesioni del sistema nervoso (sclerosi a plac-che, lesioni vascolari o tumorali
del tronco cerebrale);
— da coma, qualunque ne sia la causa;
— da affezioni psichiatriche (anoressia mentate)- .
In tutti questi casi, la carenza di apporto può essere grave tanto per la sua intensità
che per la sua durata.
Le carenze di assorbimento implicano un'af-fezione dell'apparato digerente
e/o dei suoi annessi; possono essere globali o parziali essendo compromesso l'assorbimento
di una sola categoria di nutrimenti (glicidi, lipidi, protidi). Esse vengono soprattutto
osservate:
IN CHIRURGIA:
— nelle sequele della gastrectomia o di bypass digestivi;
— nelle exeresi di un segmento importante del tubo digerente;
IN MEDICINA:
— nella maggior parte delle affezioni epato-bilio-pancreatiche;
nelle infiammazioni croniche del tubo digerennte; nelle diarree croniche, nelle
sindromi da malassorbimento. Sono essenzialmente osservate nelle diarree ed in particolare
neIla sprue e nel morbo celiaco; esse sono assolute a disturbi dell'assorbimento;
ustioni estese costituiscono una causa di malnutrizione rapida e importante soprattutto
sotto il profilo proteico.
Paziente con iporessia, demenza senile, defedamento cronico:
il paziente dopo opportune terapia nutrizionali, ottenne ripresa della massa
magra. Fu prescritto un protocollo riabilitativo di fisiochinesiterapia
|
Criteri di rischio malnutrizione
La persona è a rischio malnutrizione se manifesta almeno uno di questi segni
clinici sul corpo:
- Calo ponderale non intenzionale - > 10% del peso corporeo abituale nei primi mesi
passati
- Peso corporeo < 90% del peso ideale per l’altezza
- Indice di massa corporea calcolata < 18,5
Alcuni sintomi indicano la gravità della denutrizione, che può quindi rendere
più urgente la rialimentazione e richiedere precauzioni maggiori.
♦ SEGNI CLINICI:
i niii/ione dell'alimentazione al di sotto delle
l MIO kcal. per qualche mese e/o squilibrio
nel suo contenuto proteico (meno di 50
i'/ilie): effetto aggravante dell'alcol;
edemi agli arti inferiori;
lingua lucida, liscia, con scomparsa delle
papille;
viso smagrito con pigmentazione delle ali del naso, della fronte.
REPERTI DI LABORATORIO:
Principali indicatori bioumorali di malnutrizione e rischio relativo.
Entità della malnutrizione |
Valori normali |
Lieve |
Moderata |
Grave |
Albumina |
3,5-4,5 g/dl |
2,8-3,4 g/dl |
2,1-2,7 g/dl |
< 2,1 g/dl |
Prealbumina |
20-50 mg/dl |
|
< 20 mg/dl |
|
Transferrina |
220-350 mg/dl |
150-200 mg/dl |
100-150 mg/dl |
< 100 mg/dl |
Proteina trasporto Retinolo (RBP) |
3-6 mg/dl |
|
< 3 mg/dl |
|
Indice creatinina/altezza |
60-80% |
|
|
< 60% |
Principi
generali di rialimentazione
Dal momento in cui si inizia la rialimentazione, occorre attenersi ad alcune regole
fondamentali.
La rialimentazione deve avvenire IN MODO PROGRESSIVO.
Deve PROSEGUIRE REGOLARMENTE.
* Deve ADATTARSI A CIASCUN CASO specifico, tenendo conto dei fattori organici (via
di somministrazione più idonea, possibilità di assorbimento, possibili intolleranze)
e psicologici.
Deve essere REGOLARMENTE SORVEGLIATA in base agli elementi clinici e di laboratorio
sopra elencati, controllando quotidianamente la curva del peso, la diuresi, la digestione.
* Deve tener conto di TRE COMPLICANZE comuni a tutte le forme di rialimentazione:
— l'anoressia spesso difficile a vincersi;
— la diarrea legata ad intolleranze alimentari;
— la "malattia da rialimentazione" che comprende: perdita di peso, diarrea, bruciori
gastrici, sanguinamenti gengivali, poliuria. Questa condizione perdura in genere
per alcuni giorni
NORME PER LA TERAPIA
Alimentazione parenterale
Difficile da porre in atto, fastidiosa per il malato, rappresenta soprattutto un
modo per salvare il paziente, ponendo termine allo stato di denutrizione e consentendo
di superare una situazione critica.
Indicazioni. Sono in genere due:
* GRAVI LESIONI DEL TUBO DIGERENTE, tali da impedire l'alimentazione per sonda:
— stenosi complete dell'esofago;
— occlusioni intestinali acute;
— fistole digestive;
— peritoniti;
* GRAVI LESIONI NEUROLOGICHE con disturbi della deglutizione e gli stati di COMA
PROLUNGATO.
Attuazione pratica. Il problema è quello di somministrare una quantità sufficiente
di calorie e di assicurare la copertura del fabbisogno proteico.
* I FABBISOGNI GIORNALIERI MINIMI sono elencati nella Tabella.
Gli apporti essenziali sono quelli calorici, di acqua e di ioni.
La somministrazione di vitamine è necessaria solo nei casi di rialimentazioni prolungate.
* TECNICA DI SOMMINISTRAZIONE: occorre effettuare una perfusione per via endovenosa
corretta e da tenere sempre sotto controllo. E' consigliabile l'uso di un'agocannula
o, meglio, di un microcatetere che possa raggiungere una vena di grosso calibro.
Se si utilizzano soluzioni glucosate con concentrazione superiore al 10% è assolutamente
necessario posizionare un catetere in vena cava partendo o dalla basilica o dalla
succlavia o dalla giugulare interna. Queste ultime sono preferibili in quanto è
minore il rischio di complicanze vascolari (tromboflebiti).
LE INFUSIONI
— Per gli apporti glucidici:
— soluzioni glucosate al 10% e al 30% ma il loro potere calorico è scarso (400 kcal/Ldi
glucosata al 10%) se comparato al volume idrico.
— levulosio (Laevosan Boehringer Biochemia) al 10% ( 12,5 g di levulosio in 250
mi) e al 15% (18,7 g di levulosio in 250 mi)
— sorbitolo, del quale si impiegano soprattutto soluzioni al 10%. Nel paziente diabetico
le soluzioni glucosate al 10% vanno medicate empiricamente con aggiunta di insulina
del tipo regolare o analogo rapido (es. novorapid, humalog, humulin R all'incirca
16 unità insieme a 10 cc di emagel in flebo), monitorando con attenzione i valori
glicemici. Nelle sacche in genere si medica aggiungendo insulina a seconda dei grammi
di glucosio complessivi: ogni 50 g=16 unità di insulina, ma in genere si preferisce
partire con 5-8 unità ogni 50 grammi e monitorare le glicemie ogni 1-2 ore. In caso
di valori eccessivi di glicemia periferica, si interrompe l'infusione e si somministra
soluzione fisiologica da 250 cc o 500 cc, a seconda delle condizioni emodinamiche
del paziente, medicata con 5-6-10 unità di insulina del tipo rapido.
In tutti i casi occorre somministrare almeno 1 litro di soluzione al 10%
durante le 24 ore. Gli incidenti sono soprattutto locali (possibilità di danno venoso
legato all'ipertonicità dei liquidi): alcuni autori aggiungono sistematicamente
un poco di eparina. Si può manifestare una fastidiosa diuresi osmotica (soprattutto
col sorbitolo). Alcuni Autori, invece, sconsigliano di medicare insulina direttamente
miscelata ai flaconi di infusione ed aggiungono sistematicamente insulina:
20-40 Ul/die per via se o ev (sempre somministrata in modo estemporaneo attraverso
la tubatura, mai nei flaconi da perfusione).
— Per gli apporti protidici.
Occorre somministrare almeno 1 litro di idrolisato di proteine o di una miscela
di aminoacidi; questo, aggiunto all'apporto glucidico, porta a un totale di circa
1.000 kcal per 2 litri di infusione.
— Per gli apporti lipidici.
Essi servono a colmare la perdita calorica. Si può usare VIntralipide al 10% o al
20% (in Italia è in commercio solo la soluzione al 10%) emulsione lipidica di olio
di soia al 10% (1.100 kcal/L) e al 20% (2.200 kcal/L).
Bisogna conoscere i loro effetti collaterali; i rischio di sovraccarico epatico,
azione prima ipotensiva, poi ipertensiva; rischio di trombosi (alcuni autori somministrano
contemporaneamente gli anticoagulanti), di anemia emolitica.
La perfusione deve essere lenta e soprattutto non bisogna aggiungere mai niente
nel flacone o nel tubo di perfusione.
► Difficoltà. Complicanze. L'alimentazione parenterale non è mai agevole
e, al di fuori dell'ambito di centri specializzati, deve esseri considerata un provvedimento
eccezione. Oltre agli incidenti, sopra segnalati, legati a soluzioni, occorre insistere
sulla possibilità che si verifichino incidenti vascolari o superinfezioni da uso
di catetere, assai frequenti. Infine è molto facile scatenare gravi squilibri idroelettrolitici.
Alimentazione con sonda naso-gastrica
► Generalità. Lo scopo è quello di garantire i fabbisogni energetici e plastici
dell'organismo, somministrando la miscela calorica nello stomaco, nel duodeno o
nel digiuno. La sonda può essere NASALE (gastrica o duodenale) oppure può
essere INTRODOTTA CHIRURGICAMENTE, in caso di stenosi superiore: sonda da gastrostomia
o da digiunostomia. I principi su cui si basano le due metodiche sono gli stessi.
Questo tipo di alimentazione è semplice, purché vengano rispettate alcune
REGOLE:
— non cambiare bruscamente le calorie som-ministrate, ma sempre gradualmente;
— la quota calorica da somministrare non può essere fissata rigidamente, ma dipende
dal precedente tipo di alimentazione del malato; talora si tende a somministrare
500 kcal/die allorché il malato era a digiuno da più settimane;
- per l'ulteriore aumento delle calorie da somministrare, ci si basa sui segni clinici
e sulla tolleranza digestiva; tuttavia l'aumento non deve superare le 200 kcal/die;
l'aumento può essere regolare e quotidiano, sino a raggiungere l'apporto calorico
desiderato.
- ottenere una buona miscela calorica è fondamentale: essa è anche una delle condizioni
che permettono il passaggio della miscela attraverso la sonda (vedi oltre: Realizzazione
pratica).
► Indicazioni. L'alimentazione con sonda si impiega soprattutto:
NEL, PERIODO POSTOPERATORIO, nei pazienti incapaci di alimentarsi per os;
IN CORSO DI RADIOTERAPIA O DI COBALTOTERAPIA in MALATI con tumori delle
vie aereo-digestive superiori o dell'esofago;
IN CASO DI TRAUMATISMI MAXILLO-FACCIALI CON "mandibola bloccata";
* FORME ALTE DI POLIOMELITE alle quali si possono attribuire le lesioni delle vie
nervose della deglutizione;
* LESIONI NERVOSE da cause vascolari, tumorali, sclerosi laterale amiotrofica "alta",
a sclerosi a placche con interessamento del tronco cerebra¬le).
► Realizzazione pratica
* LA SONDA è costituita da un tubo in polivinile o politene della lunghezza di 1
m e del diametro interno di 1,2-1,5 mm. Questa sonda, vaselinata, viene introdotta
per via nasale; procedendo delicatamente si chiede al paziente di deglutire. Il
passaggio dell'incrocio tra le vie aeree e quelle digestive è spesso facilitato
dal far bere il malato con l'aiuto di una cannuccia, mentre si spinge la sonda.
Allorché la sonda è giunta nello stomaco, si fissa l'estremità superiore alla guancia
con un cerotto. Si deve sempre verificare che la sonda si trovi nello stomaco, iniettando
qualche mi di acqua distillata o meglio aria (20 mi), auscultando con il fonendoscopio
posizionato a livello della bolla gastrica. L'aria deve poi essere tolta.
* LE MISCELE UTILIZZATE devono essere liquide.
* PER SOMMINISTRARE LE MISCELE si usano principalmente tre metodiche.
— La siringa. I pasti vengono somministrati ogni tre ore. La quota da somministrare
viene prelevata (dopo aver agitato) dalla misce¬la, che va conservata in frigorifero,
poi riscaldata a bagnomaria, infine introdotta con estrema lentezza, tramite la
siringa, nel tubo della sonda.
Il volume di ogni somministrazione deve oscillare tra i 200 e i 400 ml (per volumi
superiori, occorre aumentare il numero di somministrazioni). Ad ogni somministrazione
occorre sciacquare la tubatura: 30 mi di acqua prima e dopo il passaggio della miscela
nutritizia.
— Goccia a goccia: come nel caso di una perfusione, in modo continuo o discontinuo.
— La nutripompa. Assicura un apporto costante, in funzione del diametro e
della velocità di transito. Questo strumento consente di aumentare la concentrazione
della miscela, fino a 1,5-2 calorie per mi, il che è impossibile con le altre metodiche,
ed inoltre, con alcuni modelli, è possibile somministrare dei liquidi freddi (nutripompe
refrigeranti). Con questa tecnica le manipolazioni sono praticamente assenti, il
che riduce il rischio di sepsi; la tolleranza gastrica è eccellente ma lo strumento
è costoso. L'alimentazione può essere praticata di giorno come di notte, in modo
continuo.
* Qualunque sia la metodica adottata, la COMPOSIZIONE DELLA MISCELA è la stessa.
Come regola generale, non bisogna superare 1 kcal/ml (2 litri per 2.000 kcal, per
es.). Viceversa, negli intervalli tra le somministrazioni della miscela, si può
somministrare dell'acqua, per completare l'apporto idrico.
Per la miscela si usano alimenti naturali tali da poter essere mischiati tra loro.
Il sale e lo zucchero possono essere mischiati tra loro, poiché il paziente non
avverte il sapore. Esistono apposite preparazioni dietetiche già pronte (carni,
verdure, frutta mista, in scatole da 400 g o miscele già pronte; a queste possono
essere aggiunti olio, latte scremato, zucchero, tuorli d'uovo.). Ogni miscela deve
rispettare l'equilibrio dietetico. Nel liquido della sonda verranno aggiunte delle
vitamine.
CASI PARTICOLARI
— Diete iperproteiche: aggiungere una miscela di carne, latte scremato, tuorli d'uovo
o polvere proteica.
— Diabetica: sostituire lo zucchero con una quantità equivalente di destromaltosio.
— Dieta senza sale: non aggiungere sale nella miscela
— Dieta antidiarrea: vedi incidenti/accidenti.
► Sorveglianza. Concerne la tolleranza gastrica del paziente e l'adattamento
quotidiano della quota di miscela somministrata e della composizione di tale miscela.
In caso di rialimentazione, occorre controllare il peso, ma anche l'insieme dei
parametri biologici (protidemia, potassiemia). Il senso di ripienezza gastrica
impone di frazionare le somministrazioni e ridurre la quantità di ciascuna somministrazione.
Occorre controllare regolarmente l'esatta posizione della sonda. In caso di gastrostomia
o digiunostomia, occorre una sorveglianza locale, così come occorre sorvegliare
eventuali perdite.
► Controindicazioni. Riguardano soprattutto i casi in cui il paziente può alimentarsi
da solo. Una dieta idrica è preferibile ad una alimentazione per sonda.
► Incidenti, complicanze. L'alimentazione con la sonda, salvo casi particolari,
è ben tollerata per vari mesi. Tuttavia sono possibili alcuni incidenti.
* Uno raro, ma grave: I'EDEMA DELLA GLOTTIDE, che richiede la rimozione immediata
della sonda.
* Gli altri frequenti e in grado di causare talora: vomito: la presenza di vomito
controindica, in genere, l'alimentazione per sonda, a causa del rifiuto da parte
del paziente; infrequenti sono gli episodi di diarrea. La causa più frequente è
la somministrazione di diete iperosmolari (> 300 mosmo/L). In taluni casi occorre
allora modificare la composizione della miscela:
eliminazione del lattosio (latte, latte scremato), sostituendolo con un liquido
dietetico equilibrato privo di lattosio o con l'equivalente nutritivo;
— eliminazione dell'olio;
— sostituire lo zucchero con destrina-malto-sio;
— sostituire i legumi con carote frullate;
— aggiungere eventualmente, in sostituzione dell'acqua, acqua di riso, oppure aggiungere
alla miscela un addensante (Arobon);
— sostituire la frutta con mele cotogne frullate;
— controllare che la miscela venga somministrata in modo adeguato (tiepida, lentamente
...) e che la sua concentrazione non superi 1 kcal/mL; eventualmente, esegui¬re
un prelievo seguito da coltura della miscela dietetica per la ricerca di contaminazioni
esterne.
- una dumping syndrome può talora manifestarsi: essa scompare, in genere, diluendo
l'alimento somministrato.
Alimentazione liquida
\i utilizzano gli alimenti usuali, ma resi assimilabili attraverso la frullatura
e la diluizione. I indicata, particolarmente, per quei malati che possono deglutire,
ma nei quali il transito eso-l.ij'.eo è difficoltoso (stenosi cicatriziali, tumori
ecc.).
Si può utilizzare anche negli anziani incapaci di masticare.
Si tratta di una alimentazione di facile esecuzione e con scarsi inconvenienti tranne,
talvolta, episodi di diarrea transitoria.
Alimentazione in caso di anoressia
la maggior parte dei soggetti denutriti sono degli anoressici. Allo stesso modo
non è raro che una malattia cronica o anche acuta (ad esempio una epatite) si associ
ad una grave
anoressia.
Se è possibile una alimentazione per os, si cer-cherà di stuzzicare l'appetito,
provocando una i apida secrezione gastrica. Si possono pertanto usare i cosiddetti
"amari" a base di erbe, stimolatori dell'appetito, ad esempio: Amaro Maffioli, sciroppo,
1 cucchiaio prima dei pasti. Si può ricorrere anche alla ciproeptadina
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