cfr prima osteoporosi
Cause frequenti di osteoporosi non associata ad altre malattie
Osteoporosi idiopatica (giovanile e dell'adulto)
Osteoporosi di tipo I
Osteoporosi di tipo II
In alcuni casi l'osteoporosi e' una ben definita espressione di un'altra malattia, per esempio la sindrome di Cushing. Nella maggior parte dei casi di osteoporosi, tuttavia, non risultano evidenti altre malattie. Una prima forma insorge nei bambini e nei giovani adulti di entrambi i sessi che hanno una funzione gonadica normale e viene frequentemente indicata come osteoporosi idiopatica, quantunque anche nella maggior parte delle altre forme la patogenesi sia sconosciuta.
-Ipogonadismo
-Ipercorticosurrenalismo
-Somministrazione di glucocorticoidi per lunghi periodi
-Iperparatiroidismo
-Tireotossicosi
-Malassorbimento
-Scorbuto
-Deficit di calcio
-Immobilizzazione
-Somministrazione cronica di eparina
-Mastocitosi sistemica
-Ipofosfatasia dell'adulto
-Osteoporosi come caratteristica di malattie ereditarie del connettivo
-Osteogenesi imperfetta
-Omocistinuria da deficit di cistationina sintasi
-Sindrome di Ehlers-Danlos
-Sindrome di Marfan
-Artrite reumatoide
-Malnutrizione
-Alcolismo
-Epilessia
-Cirrosi biliare primitiva
-Broncopneumopatia cronica ostruttiva
-Sindrome di Menkes
La cosiddetta osteoporosi di tipo I si riscontra invece in un gruppo
relativamente ristretto di donne in eta' postmenopausale (di eta' compresa tra i 51
e i 75 anni) ed e' caratterizzata da una perdita accelerata e sproporzionata di osso
trabecolare rispetto a quella di osso corticale. In questi soggetti la complicanza
piu' frequente e' costituita da fratture dei corpi vertebrali e della parte distale
dell'avambraccio. La diminuzione dell'attivita' delle ghiandole paratiroidee riscontrata
in questo gruppo di soggetti potrebbe costituire un meccanismo di compenso all'aumento
del riassorbimento osseo. La cosiddetta osteoporosi di tipo II, infine, colpisce
una vasta percentuale di donne e di uomini di eta' superiore ai 70 anni ed e' associata
a fratture del collo femorale, della parte prossimale dell'omero e della tibia e
della pelvi. Queste porzioni dello scheletro sono costituite sia da osso corticale
(compatto) sia da osso trabecolare. In questi soggetti i livelli plasmatici di PTH
tendono a essere piu' elevati rispetto alla norma. In entrambi i gruppi i livelli
plasmatici della l,25(OH)2D possono essere ridotti rispetto ai controlli di pari
eta', ma spesso rientrano nell'ambito della norma.
Sebbene l'osteoporosi sia una malattia generalizzata dello
scheletro, le sue principali manifestazioni cliniche sono dovute alle fratture di
vertebre, polso, anca, omero e tibia. I sintomi che piu' frequentemente derivano
dalle fratture dei corpi vertebrali sono dolore al dorso e deformita' della colonna.
Il dolore di solito e' dovuto al cedimento delle vertebre, soprattutto a livello
delle regioni dorsale e lombare, ha un esordio tipicamente acuto ed e' spesso irradiato
anteriormente dai fianchi all'addome. Questi episodi insorgono spesso dopo movimenti
bruschi di flessione, sollevamento di un peso o salti che possono sembrare banali,
talora invece non sono correlabili ad alcun trauma. Il dolore puo' essere esacerbato
perfino da movimenti di scarsa entita', come girarsi nel letto o dalla manovra di Valsalva; puo' invece attenuarsi temporaneamente col riposo a letto, senza cambiare
posizione, per poi eventualmente ricomparire in spasmi di durata variabile. Non
vi e' di solito irradiazione del dolore lungo l'arto inferiore e raramente si riscontrano
sintomi o segni di compressione del midollo spinale. Gli episodi dolorosi acuti
possono essere accompagnati anche da distensione addominale e da ileo, che si ritiene
secondario a emorragia retroperitoneale; anche l'utilizzo di analgesici oppiacei,
che vengono somministrati in questa fase, puo' contribuire alla comparsa di ileo.
Possono essere inoltre presenti perdita dell'appetito e un'apparente debolezza muscolare
dovuta probabilmente al timore di far ricomparire il dolore con il movimento. Gli
episodi di dolore generalmente regrediscono dopo diversi giorni e nell'arco di 4-6
settimane i pazienti sono in grado di camminare del tutto normalmente e di riprendere
le abituali attivita'. Sebbene il dolore acuto possa in seguito essere minimo, molti
pazienti continuano ad avere sensazioni fastidiose di dolore tormentoso, sordo,
localizzato profondamente a livello della sede di frattura, che compaiono con gli
sforzi o i bruschi mutamenti di posizione. Questi pazienti possono essere incapaci
di mettersi a sedere sul letto e sono costretti a voltarsi su un fianco e poi a
sollevarsi puntellandosi. Nella maggior parte dei pazienti il dolore scompare o
si riduce notevolmente negli intervalli tra gli episodi di cedimento di un corpo
vertebrale. Altri pazienti non sperimentano mai episodi dolorosi acuti, ma lamentano
dolori lombari spesso esacerbati dall'alzarsi in piedi o dal muoversi improvvisamente.
I processi spinosi vertebrali o la gabbia toracica nelle sedi interessate sono spesso
dolenti alla palpazione. In alcuni pazienti il dolore cronico puo' essere dovuto
ad altre patologie associate, come l'osteoartrosi delle faccette articolari. Le
vertebre di solito presentano un cedimento anteriore, realizzando una deformazione
a cuneo e contribuendo alla riduzione della statura del paziente. Cio' e' particolarmente
frequente nella regione mediodorsale, dove il cedimento puo' non associarsi a dolore
ma provocare una cifosi dorsale e un'esagerata lordosi cervicale che si manifestano
con la cosiddetta "gobba della vedova". L'abbassamento posturale determinato dall'accentuazione
delle curvature fisiologiche contribuisce anch'esso alla diminuzione dell'altezza.
Le fratture del femore rappresentano la complicanza piu' grave oppure il cedimento
del corpo di una vertebra lombare.