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Il tifo addominale

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Per quanto la malattia, in seguito all'adozione di moderne ed efficaci misure profilattiche ed alla disponibilità di validi presidi chemio-antibiotico-terapici abbia perso, a partire dalla fine degli anni 40, buona parte dell'importanza medico-sociale rivestita nel passato, essa merita egualmente di essere conosciuta e tenuta ognora presente, giacché, anche se essa non decorre più con le modalità classiche descritte nei vecchi trattati, oggi gli errori diagnostici sarebbero veramente imperdonabili e, soprattutto, perché con la diffusione ed il transito nel nostro paese di extracomunitari provenienti da nazioni dell'est dove tale affezione è endemica, è facile imbattersi in serbatoi di infezione.

Descrizione

Si tratta di un'infezione acuta, contagiosa, a carattere setticemico, causata dalla Salmonella typhi (bacillo di Eberth), gram-negativa, la quale, attraverso una endotossina da essa elaborata, si rende responsabile della insorgenza di un quadro clinico le cui componenti essenziali sono la febbre, la precoce compromissione delle condizioni generali,  obnubilamento del sensorio che si traduce in uno stato stuporoso che ha dato il nome alla malattia, la comparsa di un esantema roseoliforme e di disturbi dell'alvo. Fra le caratteristiche biologiche della S. typhi diremo soltanto che di essa si conoscono diversi antigeni: l'antigene H o antigene flagellare, termolabile, di natura proteica; l'antigene O o antigene somatico, termostabile di natura liposaccaridica, identificabile con l'endotossina tifica che, a contatto degli anticorpi specifici, da luogo ad un'agglutinazione di tipo finemente granuloso, mentre l'agglutinazione è di tipo fioccoso se ad agire è l'antigene H; ed infine l'antigene Vi (Vi = virulenza) o antigene somatico di superficie, che in presenza di anticorpi specifici da un'agglutinazione di tipo granulare come l'antigene O.

Diffusione del contagio

I cibi più comunemente considerati a rischio sono:
- carne cruda
- uova
- pollame
- latte non pastorizzato e i suoi derivati
- maionese fresca
- creme e succhi di frutta non pastorizzati.
In generale, tutti gli alimenti contaminati con feci di animali, anche attraverso la concimazione con letame, possono contenere salmonelle, comprese le verdure.

Ubiquitariamente diffusa e presente soprattutto nelle zone igienicamente arretrate, la febbre tifoidea colpisce di preferenza i giovani fra i 15 ed i 30 anni, pur non risparmiando alcuna età e si manifesta per lo più sporadicamente o sotto forma di piccole epidemie, il più delle volte di origine idrica. Essendo la S. typhi patogena solo per l'uomo, questi rappresenta il naturale serbatoio della malattia, la quale si propaga per via oro-fecale o direttamente tramite le mani contaminate da feci o urine infette, o —il che è quasi la regola —attraverso l'ingestione di acqua, verdure, latte, frutti di mare, crostacei, molluschi provenienti da ambienti inquinati dalle deiezioni di malati o dei portatori sani. Una volta pervenute nel lume del piccolo intestino —interessata è soprattutto l'ultima porzione dell'ileo —le salmonelle, attraverso la parete intestinale, invadono le linfoghiandole mesenteriche dove proliferano attivamente e donde, attraverso le vie linfatiche, il dotto toracico e la vena succlavia di sinistra passano nel torrente circolatorio (fase batteriemica della malattia, cui corrisponde la sintomatologia clinica del periodo di invasione, mentre la fase ghiandolare corrisponde al periodo di incubazione). Dal torrente circolatorio i germi si diffondono a tutti gli organi e segnatamente al fegato, alla milza, al midollo osseo, ed in genere a tutti i tessuti ricchi di reticoloendotelio, dove si moltiplicano attivamente: a questa fase della diffusione ematogena della malattia, corrisponde clinicamente il periodo di stato.

Attraverso la bile, che rappresenta un ideale terreno di cultura, le salmonelle ritornano infine nel lume intestinale e si indovano nelle strutture linfatiche dell'intestino (placche del Peyer e noduli linfatici solitari) le quali, precedentemente (periodo di incubazione) sensibilizzate dalla endotossina tifica, reagiscono in maniera anomala diventando sede di lesioni di tipo prima necrotico e poi ulceroso, cui sono da ricollegare le più temibili complicazioni della malattia. Per quanto, come abbiamo già accennato, la febbre tifoide abbia oggi cambiato i suoi connotati clinici, per la tempestività con cui viene abitualmente riconosciuta e per la immediata adozione di congrue misure terapeutiche, tuttavia s'indulge ancora alla tradizione che vuole il decorso anatomo-clinico della malattia suddiviso in 4 settenari, ciascuno con una sua propria caratterizzazione anatomopatologica e clinica, preceduti da un periodo di incubazione.

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