Obsideo è la parola da cui deriva il termine ossessione e significa assediare o, in questo caso, essere preso d'assedio. Infatti il malato ossesso è sotto l'assedio di se' stesso. Insomma è come se un demone si impossessasse della propria mente per farne ciò che vuole a prescindere dalla volontà individuale di controllare le azioni. Si perde, cioè. il proprio "self controll ".
Il Caso clinico reale. Una paziente giunge in reparto dal pronto soccorso con la diagnosi d'ingresso di "vomito incoercibile, disidratazione e dolore toracico atipico". La visitiamo: osserviamo i suoi enzimi miocardiospecifici che risultano nella norma. Ci accorgiamo che è in ansia per un lutto recente.
La paziente dice che se farà una "bella doccia calda" (rituale) potrà calmare il suo dolore toracico e calmare la sua ansia. La accontentiamo: entra nella doccia e per venti minuti resta sotto il getto dell'acqua calda. Infine, asciugatosi, esce dal bagno e si fa visitare, riferendo di stare meglio.
Siamo contenti per lei e prescriviamo lo stesso una cura con mirtazapina e benzodiazepina. Ce ne andiamo, ma dopo qualche decina di minuti, ecco che torna di nuovo alla carica con la richiesta di fare una doccia calda. Tale rituale ossessivo sarà ripetuto per ben 10 volte. Pian piano la cura comincia a dare effetto. Dopo qualche giorno viene dimessa migliorata.
Ebbene, ci troviamo di fronte ad una persona affetto da disturbo ossessivo-compulsivo, cioè una persona in preda ad ansia, una persona presa da stress, una persona depressa, vittima di pensieri strani che gli scattano in mente, immagini o impulsi ricorrenti che creano allarme o paura e che costringono la persona a mettere in atto comportamenti ripetitivi (rituale) o azioni mentali. In genere si fa un distingo tra ossessione e compulsione, ma generalmente le due cose vanno insieme. Come il nome stesso lascia intendere, il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato da ossessioni e compulsioni. Almeno l'80% dei pazienti con DOC ha sia ossessioni che compulsioni, meno del 20% ha solo ossessioni o solo compulsioni.
La definizione di disturbo di personalità compare per la prima volta
nel DSM-IV- Un disturbo di personalità è definito come un modello abituale di
esperienza o comportamento che si discosta notevolmente dalla cultura a cui
l'individuo appartiene e si manifesta in almeno due delle seguenti aree:
esperienza cognitiva, affettiva, funzionamento interpersonale e controllo
degli impulsi (area comportamentale).
Il concetto di "disturbo" sembra ormai però superato perchè la personalità
detta "normale", si forma dai primi anni di vita fino all'età adulta, è quindi
ad un tipo o a un modello di personalità a cui bisogna riferirsi, ad es. "tipo
di personalità istrionica" o "modello di personalità istrionica". Questo perché
non si tratta di una personalità "normale" che ad un certo punto diventa
"disturbata", ma una personalità che a seguito di diversi fattori (ambientali,
biologici, traumatici, ecc.) può assumere schemi e modelli disadattivi.
Molti specialisti tendono a parlare appunto di tipologia o tratti di
personalità, riferendosi ai vari disturbi o cluster. Il pattern
deve presentarsi in un'ampia gamma di situazioni sociali e comportare una
condizione di disagio, personale, sociale e lavorativo, clinicamente
significativa, anche se questo non è sempre riconosciuto dal paziente, il quale non si rende conto del proprio impatto sugli altri
(essendo il disturbo di personalità egosintonico) e non tende a cercare aiuto.
Il paziente spesso viene quindi spinto da altre persone o dal disagio causato da patologie in comorbilità (ansia, isolamento sociale e depressione, disturbi ossessivo-compulsivi, schizofrenia e psicosi in casi gravi) a rivolgersi ad uno specialista, e solo in seguito può manifestare, quindi, un certo grado di consapevolezza della propria personalità disturbata e volontà di curarsi. I pazienti con questi disturbi spesso possono manifestare immaturità emotiva e psicoaffettiva, pur essendo intellettualmente normali e senza ritardo mentale.
A tutti è noto un film famoso "Qualcosa è cambiato" di J.L. Brooks, nel quale Jack Nicholson, interpreta la parte di una persona, che soffre di ossessioni in modo grave, e che ha inventato una serie di rituali ossessivi, per cercare di placare la sua ansia. La parola "Ossessione" nel linguaggio psicologico può indicare le caratteristiche di un particolare tipo di nevrosi: la nevrosi ossessiva. Chi di noi non è ridisceso giù in strada per controllare la macchina se l'aveva chiusa o meno? Oppure dopo aver salutato un tizio è corso in bagno a lavarsi dieci volte le mani temendo di infettarsi e contaminarsi?
Il disturbo ossessivo compulsivo colpisce, indistintamente per età e sesso, dal 2 al 3% della popolazione. Può infatti manifestarsi sia negli uomini sia nelle donne, indifferentemente, e può esordire nell'infanzia, nell'adolescenza o nella prima età adulta. L'età tipica in cui compare più frequentemente è tra i 6 e i 15 anni nei maschi e tra i 20 e i 29 nelle donne. I primi sintomi si manifestano nella maggior parte dei casi prima dei 25 anni (il 15% ha esordio intorno ai 10 anni) e in bassissima percentuale dopo i 40 anni.
Per esempio, io posso avere un'idea ossessiva od ossessione che qualcosa mi sta contaminando e sto per prendere un'infezione, allora devo scappare in bagno a lavarmi le mani, preda ad una compulsione o disturbo compulsivo che è più forte di me!
Le ossessioni sono, perciò, dei pensieri sgradevoli, che mi infondo sdegno, paura, ansia, disagio e scattano in me senza che io li possa controllare. Per esempio, al sottoscritto, capita di ricevere continuamente telefonate da una paziente che è ossessionata dall'idea che sua madre morirà e, continuamente, chiama spendendo anche tanti soldi col cellulare, per accertarsi di aver bene appreso la cura della madre e che sta compiendo la cosa giusta.
In particolare le persone affette da disturbo ossessivo compulsivo possono:
-preoccuparsi eccessivamente dello sporco e dei germi.
-essere terrorizzate dalla paura di avere inavvertitamente fatto del male a
qualcuno
-di perdere il controllo di sé e diventare aggressive in certe situazioni (di
aggredire qualcuno, magari un figlio o un familiare, con un coltello da cucina,
in preda ad un impulso irresistibile, o di buttarsi giù dall'alto, ecc.)
-di aver contratto malattie infettive
-di diventare omosessuali, pur non essendo tali compiere gesti ed azioni
ripetitive senza fermarsi: per esempio pregare, fare scongiuri, chiudere le
portiere dell'auto e ripetere il gesto più volte, alzarsi e chiudere la luce e
controllare, camminare saltando le mattonelle, lavare le mani, fare la pipì più
volte per paura che possono bagnarsi, essere ordinati al massimo.
-Il rituale che scaturisce dal pensiero ossessivo è una specie di meccanismo
automatico che inizialmente riduce l'ansia dell'individuo, ma poi contribuisce a
renderlo ridicolo ed a complicargli l'esistenza stessa. Le compulsioni possono
essere costituite anche da atti mentali come ripetere le parole o contare in
vari modi, recitare formule o preghiere. Ma le compulsioni non convincono del
tutto che le cose siano effettivamente a definitivamente a posto. Il paziente
diventa infatti più triste ed ansioso ed insoddisfatto, anche se ha ripetuto le
sue azioni compulsive, che perdono l'aspetto di "rituale magico" e diventano
invece una schiavitù. Talora, addirittura, si possono presentare dei "tic", come
per esempio strizzare l'occhio davanti ad una persona, o chiudere gli occhi, in
caso di ansia o terrore e cosi via.
Esempi di tic e loro intima interpretazione:
-chi tende a chiudere tutti e due gli occhi quando parla con gli altri, forse
ha vergogna di certe parti di se stesso, ed ha paura, non tanto di guardare,
quanto di essere guardato negli occhi
-chi strizza un occhio, forse cerca di ingraziarsi gli altri, rendendoli in
qualche maniera complici
-chi alza di scatto una spalla, forse sta facendo uno scongiuro contro qualche
pensiero di disgrazia o di colpa
-chi arriccia il naso, forse esprime il suo, non dichiarato, disgusto verso il
mondo che ha davanti
-quelli che si scuotono continuamente via, un ciuffo di capelli dalla fronte e
dagli occhi, forse usano i capelli come una specie di protezione dal mondo
esterno, una specie di tenda, che può essere aperta o chiusa
-chi fa sempre, con le braccia e le mani, un movimento come se dovesse spingere
qualcosa lontano da sé, forse è il mondo che cerca di allontanare da sé, forse
sono le sue preoccupazioni che vorrebbe buttare via
Se il disturbo ossessivo compulsivo non viene curato, generalmente tende
a cronicizzare e ad aggravarsi progressivamente