La permanenza a lungo in una stessa posizione, per un'infermità pure
temporanea, rallenta il flusso di sangue in alcune zone, favorendo lo sviluppo
di piaghe.
Le sedi del corpo in cui più facilmente possono formarsi lesioni cutanee sono:
- la regione cutanea corrispondente all'osso sacro, dove poggia il peso
corporeo;
- i talloni, specie se il paziente è in contrattura spastica dei muscoli;
- i fianchi;
- i glutei;
- tutte le aree in cui ci sono sporgenze delle ossa in punti di contatto con le
superfici di appoggio.
Per evitare che queste si formino, o si aggravino, si può agire su diversi
fronti. A volte può bastare anche un mal di schiena o una frattura, che
costringano a letto per un periodo protratto: quando una persona deve mantenere
la stessa posizione a lungo, i tessuti sono sottoposti a una compressione che
ostacola la circolazione del sangue, e quindi riduce l'apporto di ossigeno.
Tutto ciò li danneggia o ne provoca la morte: si forma così una piaga da
decubito la cui gravita è proporzionata all'intensità della pressione
esercitata, al tempo in cui questa agisce e al tipo di superficie su cui poggia
il paziente. Oltre alla pressione, anche altri fattori possono causare ferite:
- attrito o frizione nello sfregamento del corpo contro la superficie su
cui poggia, per esempio quando il paziente in posizione semiseduta scivola verso
il basso;
- umidità (come quella derivante dall'incontinenza), che provoca
macerazione e alterazione del pH, rendendo la pelle facilmente aggredibile;
- età, con modificazioni anatomiche e funzionali e la coesistenza di più
patologie, che concorrono alla compromissione delle condizioni generali;
- riduzione della mobilità, che compromette i meccanismi di difesa (come
spostarsi da una posizione a un'altra).
Le lesioni da decubito possono provocare dolore, infezioni anche del sangue
(setticemia) e delle ossa (osteomielite), perdita di proteine, anemia;
condizionano negativamente l'umore e possono causare uno stato confusionale. Nei
casi più gravi possono essere anche causa di morte.
La prevenzione deve essere incominciata immediatamente, non appena il
paziente viene a trovarsi immobilizzato, sia a letto sia in carrozzina.
I principali interventi per la prevenzione sono:
- la corretta mobilizzazione del paziente in funzione delle parti del corpo in
cui c'è il rischio che si sviluppino lesioni;
- l'accurata osservazione, igiene e protezione della pelle, con un'attenta cura
della persona;
- una meticolosa igiene del letto o della carrozzina;
-una nutrizione adeguata;
l'impiego di ausili che riducono la pressione sulle parti del corpo a rischio,
distribuendo il peso. Ne esistono di vari tipi quali materassi antidecubito,
sovramaterassi, cuscini antidecubito, protezioni in fibra siliconata e così via.
Inoltre ci sono traverse e protezioni in vello che possono ridurre i danni da
frizione.
Il letto deve essere accessibile da entrambi i lati e alto fino all'anca di chi
assiste il paziente, per facilitare le manovre necessarie.
Evitare traverse di plastica, che non lasciano traspirare; meglio quelle monouso
in tessuto non tessuto.
Le lenzuola devono essere sempre asciutte e pulite, di materiale naturale e
morbido. Non adoperare lenzuola con cuciture o non ben tese, per evitare che le
pieghe possano costituire punto di attrito. Dopo ogni pasto è necessario
scoprire completamente il paziente ed esaminare il letto, perché briciole o
altro materiale alimentare che sia caduto all'interno sarà ulteriore causa di
irritazione della pelle.
Lenzuola umide o bagnate, soprattutto se di urina, non debbono essere lasciate a
contatto con il paziente ma cambiate subito.
L'uso degli ausili per la riduzione della pressione locale deve necessariamente affiancare ogni altra misura preventiva, ma il loro impiego non sostituisce la mobilizzazione del paziente. E' assolutamente da evitare l'uso della ciambella, che ostacola la circolazione del sangue nella zona corrispondente al foro, e spostandosi facilmente determina danni da frizione. Gli ausili antidecubito, così come il materiale per le medicazioni, vengono erogati gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale nell'ambito dell'assistenza protesica.
La cura di una lesione da decubito varia in base al tipo di piaga e alle condizioni del paziente. Non ne esiste una adatta. a Tutti i tipi di lesione necessitano di cure adattate ad esse, né a tutte le fasi corrisponde un medesimo trattamento; perciò è importante farsi lasciare dal medico o dall'infermiere che ha visitato il paziente chiare istruzioni su come si debba procedere per assistere il malato. Salvo casi particolari, per esempio lesioni infette o dopo intervento chirurgico sulla lesione, per sostituire la medicazione, si deve attendere il più a lungo possibile, perché cambi troppo frequenti delle medicazioni possono ostacolare la formazione dei nuovi tessuti e aumentano il rischio di infezione. Tuttavia, nel caso in cui ci siano fuoriuscite di siero, il bendaggio va sostituito immediatamente. Le medicazioni applicate vicino all'ano vanno controllate con maggiore attenzione perché difficilmente rimangono intatte.
Evitare di lasciare esposta la lesione a lungo all'aria quando si cambia la
medicazione, per evitare infezione.
Prima di togliere la medicazione avere a portata di mano tutto l'occorrente per
intervenire.
Lavarsi le mani con acqua e sapone.
Preparare soluzione fisiologica, siringa o spruzzetta, eventualmente garza e
cerotto, guanti monouso, un sacchetto di plastica, una bacinella, una salvietta
morbida e pulita.
Mettere il paziente in posizione comoda e stabile.
Proteggere il letto, in corrispondenza della zona da medicare, con una traversa
monouso impermeabile oppure con una grossa busta di plastica
Rimozione della medicazione. è una fase in cui occorre operare
Controllare almeno una volta al giorno le condizioni della pelle, soprattutto in
corrispondenza delle sporgenze ossee.
Lavare la pelle con acqua tiepida e prodotti neutri o acidi (pH 5,5), usando
spugne morbide.
Se la pelle tende a essere secca applicare prodotti idratanti con una leggera
frizione, fino al completo assorbimento.
Quando si cambia il pannolone la pelle va pulita, ben asciugata e protetta con
creme a base di ossido di zinco.
Per isolare la pelle dal contatto con fluidi irritanti (come feci e urine e per
ridurre i danni da frizione impiegare bendaggi idrocolloidali sottili.
Al paziente in carrozzina fare indossare gambaletti monoelastici (non bielastici!)
per evitare che il flusso del sangue nelle vene sia rallentato.
Pigiami e indumenti intimi devono essere privi di bottoni ed elastici molto
stretti.
Evitare il contatto prolungato con il pannolone e la biancheria bagnata per
impedire processi di macerazione della pelle.
Non usare saponi generici, prodotti antisettici né sostanze disidratanti o a
base alcolica.
Quando si asciuga la pelle non sfregare ma tamponare con cura.
Non usare impacchi di creme e pomate, per evitare il rischio di macerazione
della cute.
Non impiegare prodotti formulati come polveri.
Non praticare frizioni e massaggi energici sopra le sporgenze ossee.
Il paziente a rischio non deve avere unghie lunghe e non deve indossare anelli,
orologi o altro che possa favorire piccole escoriazioni, con delicatezza.
Per la rimozione dei bendaggi autoadesivi non tirare la medicazione verso l'alto
ma in direzione parallela alla pelle.
Togliere la vecchia medicazione con la mano protetta dal sacchetto; rovesciare
il sacchetto sulla medicazione appena tolta, chiuderlo e buttarlo via.
Detergere l'ulcera irrigandola delicatamente con abbondante soluzione
fisiologica.
Evitare i disinfettanti, che possono danneggiare i tessuti neoformati; non
associare un antisettico e un sapone, che possono reagire tra loro. Evitare gli
spray contenenti argento metallico micronizzato, che tende a far essiccare la
lesione (l'ambiente umido è ottimale per la guarigione).
Indossare guanti monouso, spruzzare sulla lesione, con una siringa, soluzione
fisiologica a 30°C, mettendo una bacinella sotto; il getto deve riuscire ad
allontanare il tessuto morto e le secrezioni, ma non danneggiare i tessuti sani.
Asciugare la pelle attorno alla ferita con una salvietta morbida e pulita,
tamponando e non strofinando.
L'ulcera sembra allargarsi nei primi giorni di trattamento; ciò è normale ed è
dovuto alla rimozione dei tessuti morti ai bordi della ferita. Quando la lesione
sta guarendo, rimpicciolisce e produce meno liquido; il tessuto nuovo è molto
delicato e non va toccato. O
Una lesione infetta guarisce meno facilmente e l'infezione può estendersi a
tutto l'organismo. Si riconosce questo stato da:
- uno spesso strato grigio o giallo sulla ferita;
- forte odore;
- zona intorno arrossata, calda, gonfia e dolorante;
- febbre e brividi;
- stanchezza;
- stato confusionale.
4 buone - 3 discrete - 2 scadenti - 1 pessime
Come è lo stato mentale?
4 lucido - 3 disorientato, con perdita della nozione dello spazio e del tempo -
2 confuso, con ridotto stato di coscienza - 1 stuporoso, comatoso, con coscienza
pochissimo vigile.
4 normale - 3 cammina solo con appoggio - 2 è costretto su sedia - 1 è costretto a letto
4 normale - 3 leggermente limitata - 2 molto limitata 0 assente
4 no - 3 occasionalmente - 2 abitualmente (urinaria) - 1 abitualmente (doppia]
0 no - 1 sì
0 no - 1 sì
0 no -1 sì
0 no –1 sì
0 no -1 sì
0 no -1 sì
Il punteggio da attribuire alle risposte
(4,3,2,1,0,-1) è riportato all’inizio della domanda.
Come interpretare i risultati?
• da O a 9: rischio elevato per lesioni da decubito; osservare spesso la
pelle e attuare misure preventive.
da 10 a 14: rischio medio: evitare pratiche sbagliate.15 e oltre: nessun
rischio.