La prostata, situata alla base della vescica, è la ghiandola che partecipa attivamente alla formazione del liquido seminale: una sua infiammazione potrebbe provocare anche un problema di fertilità, oltre che eiaculazione dolorosa, tanto che si è visto che fino al 20% delle infertilità maschili dipendono da infezione della prostata e delle vescicole seminali. Il termine prostatite è largamente abusato per indicare le più svariate forme patologiche che interessano la ghiandola prostatica ed il collo vescicale. La via uretrale ascendente è quella più frequentemente seguita dai germi o dai parassiti che vi penetrano durante i rapporti sessuali. Studiando infatti le colture uretrali di pazienti che avevano ripetuti rapporti con donne portatrici di germi Gram-negativi nel vestibolo vaginale, si è osservata la transitoria colonizzazione dell'uretra maschile con gli stessi germi. Anche le prostatiti secondarie a manovre endouretrali (cateterismo, cistoscopie, instillazioni, resezioni endoscopiche) riconoscono questa via di accesso. Il reflusso di urine nei dotti prostatici è legato all'aumento di pressione endouretrale per un ostacolo a valle (stenosi dell'uretra o del meato uretrale esterno). Se l'urina che refluisce è infetta, con tale meccanismo i germi vengono portati all'interno della ghiandola. Per le prostatiti granulomatose, caratterizzate dalla presenza di granulomi parenchimali aspecifici, non esiste una sicura attribuzione eziopatogenetica. Di volta in volta si sono ritenuti in causa: lo stimolo infiammatorio sostenuto dal ristagno nell'interstizio della secrezione propria della prostata, moventi di ordine allergico e processi autoimmunitari. Nelle prostatiti abatteriche, alla negatività del reperto colturale fa riscontro il rilievo di una leucocitosi nel secreto ghiandolare che dimostrerebbe la natura infiammatoria dell'affezione, la cui eziologia è comunque a tutt'oggi sconosciuta. Si ritengono in causa agenti virali, micoplasmi o, con maggior verosimiglianza, la Chlamydia trachomatis che è responsabile della maggior parte delle uretriti non gonococciche.
La prostatodinia, infine, riconosce moventi etiopatogenetici generalmente di tipo disfunzionale assimilabili a quelli descritti nel capitolo delle disectasie del collo vescicale, in assenza di ogni reperto infiammatorio.
La prostatite è classificata in:
- Tipo I - Prostatite acuta batterica: prostatite causata da batteri, di durata
non lunga.
- Tipo II - Prostatite cronica batterica: la causa è sempre di origine
batterica, ma prolungata nel tempo, caratteristica dei pazienti prostatici.
- Tipo III - Prostatite cronica abatterica: chiamata sindrome dolorosa pelvica
cronica (CPPS), è caratterizzata da durata prolungata nel tempo e da cause di
origini non batteriche. Spesso è legata a disfunzioni intestinali o a scorretta
alimentazione.
- Tipo IV - Prostatite asintomatica/iposintomatica: forma di prostatite in cui
vi è assenza totale o quasi totale di sintomatologia.
è caratterizzata dalla presenza di un essudato purulento all'interno degli acini con edema e reazione leucocitaria ed infiammatoria periacinosa e periduttale; l'essudato, insieme ai prodotti della desquamazione dell'epitelio ghiandolare, si riversa nell'uretra. Se l'infezione non risolve spontaneamente o a seguito di terapia, la flogosi tende a raggiungere l'interstizio periacinoso e successivamente il cellulare pericapsulare formando un flemmone prostatico e periprostatico che può fistolizzare in varie direzioni.
Caratteristica delle forme croniche è la presenza di uno o più ascessi, per lo più di piccole dimensioni, circondati da una spessa capsula fibrotica reattiva e talora comunicanti con l'uretra posteriore. L'esistenza di questa comunicazione, se da una parte favorisce Io svuotamento della cavità ascessuale, dall'altra consente all'urina di raggiungere il cavo residuo ed in esso ristagnare dando luogo, specie se infetta, alla formazione di calcoli prostatici. La sintomatologia è meno eclatante che nelle forme acute ma esasperatamente recidivante, tanto da indurre non lievi problemi psichici ai pazienti. Il sintomo prevalente è la pollachiuria con stimolo imperioso accompagnata da bruciore minzionale lungo l'uretra. Dolori, in genere di tipo gravativo, possono comparire a livello perineale, sovrapubico, scrotale.
Altra
caratteristica importante è la comparsa di cistiti recidivanti che nei soggetti
giovani in pratica sono sempre sostenute da un focolaio batterico prostatico. La
febbre è molto rara e legata ad episodi di riacutizzazione. Segni e sintomi a
livello dei genitali sono rappresentati da erezioni difficoltose e dolorose,
comparsa di emospermia intermittente ed episodi di epididimite recidivante.
ARGOMENTI DI NEFRO ED UROLOGIA