La tiroidite acuta è un evento clinico piuttosto raro e può dipendere da un'infezione causata da diversi agenti patogeni, generalmente batteri piogeni ma anche parassiti o miceti; tale infezione è più probabile che avvenga nei soggetti immunocompromessi. Può accedere che il processo infettivo possa originare da focolai locoregionali e propagarsi poi per contiguità (ferite cervicali, infezioni perifaringee) oppure derivare da infezioni a distanza che si disseminano per via ematica o linfatica.
L'espressione tiroidite comprende, perciò, una serie di quadri clinici molto eterogenei.
Per questo in ciascun caso è indispensabile stabilire una diagnosi molto precisa,
prima di decidere qualsiasi tipo di terapia. La classificazione delle tiroiditi
in acute, subacute e croniche è più che altro storica e dà poche indicazioni sul
quadro clinico vero e proprio. Una pratica suddivisione delle tiroiditi è quella
seguente:
- tiroiditi acute
- tiroiditi subacute
- tiroiditi croniche.
Le tiroiditi acute sono rare (< 1% dei pazienti con malattia tiroidea) e compaiono soprattutto tra i 40 e i 60 anni di età. Interessano in eguale misura il sesso femminile e quello maschile.
Quasi sempre il quadro si manifesta nel corso di una infezione batterica che non necessaria-mente deve essere localizzata al collo. Agenti causali abituali sono gli streptococchi, gli stafilococchi e i pneumococchi, come anche E. coli.
Altre possibili cause di tiroidite acuta sono:
radioterapia, radio-iodio-terapia ad alte dosi, radiazione esterna;
infezioni virali sistemiche;
traumatismo massivo della tiroide.
La malattia quasi sempre ha un inizio iperacuto e si accompagna ad una forte sensazione di malessere, febbre ed eritema cutaneo (nella tiroidite da radiazioni di solito mancano i due ultimi sintomi). La digitopressione della zona della tiroide provoca un dolore intenso.
Le parti molli del collo di solito sono infiammate, come anche i linfonodi regionali. Il quadro clinico è quello di una infezione acuta con tumefazione a possibile evoluzione ascessuale, dolore, eritema, positività al termotatto, febbre elevata, raramente disfagia o disfonia. Occasionalmente, la formazione ascessualizzata può fistolizzare sulla cute, in trachea, esofago o mediastino. Sul piano laboratoristico, vi è marcata elevazione degli indici aspecifici di flogosi e leucocitosi neutrofila.
Quando si manifesta il quadro clinico tipico e quando esso si può ricollegare anamnesticamente ad una infezione o ad una terapia radiante, la diagnosi è semplice. La zona tiroidea è calda e dolente. Talvolta si può palpare una zona infiammata a carattere fluttuante (ascesso). In altri casi la consistenza tissutale è piuttosto soffice (tiroidite batterica, da radiazioni) o nodulare (tiroidite traumatica).
Agli esami ematochimici si rilevano i segni tipici dell'infiammazione: VES moderatamente o intensamente elevata, proteina C reattiva positiva, leucocitosi con intensa neutrofilia. è indicato praticare una puntura con ago sottile della ghiandola per identificare l'agente causale e per scartare l'ipotesi alternativa di una tiroidite subacuta.
Sia l'ecografia
sia la scintigrafia servono per scartare le altre diagnosi differenziali. L'agente
responsabile può essere individuato mediante la coltura del materiale ottenuto mediante
puntura con ago sottile; il reperto citologico è quello di un processo suppurativo,
con tappeto di granulociti neutrofili.
Dolore in sede tiroidea può comparire per una emorragia, che si forma in un gozzo
con degenerazione cistica, più frequentemente che per una infiammazione. La diagnosi
può essere confermata con un ago aspirato. La diagnosi differenziale deve escludere
quelle condizioni che possono mimarne il comportamento (tiroidite subacuta granulomatosa,
cisti tiroidea, carcinoma tiroideo ecc.).
Il trattamento dipende dalla causa. In caso di infezione batterica si utilizzano
gli antibiotici possibilmente sulla base dell'antibiogramma. Altre misure sintomatiche
sono la somministrazione di antinfiammatori, la crioterapia locale ed eventualmente
la puntura diretta per drenare un ascesso, oppure la resezione se il parenchima
va incontro a necrosi settica. Se adeguatamente trattata, la tiroidite acuta tende
a risolversi completamente senza lasciare strascichi a livello di funzione tiroidea.
Se, al contrario, vi fosse un'evoluzione spontanea della patologia, si potrebbe
andare incontro alla formazione di un ascesso con fistolizzazione all'esterno.
La tiroidite acuta di solito risponde bene al trattamento. Tuttavia può essere complicata
dalla formazione di ascessi mediastinici.