Caso clinico reale.
I quadri patologici encefalici e meningei post-traumatici che il medico pratico deve conoscere sono:
a) la commozione cerebrale,
I sintomi della commozione cerebrale includono:
-mal di testa
-disorientamento per ora, data, o il luogo
-confusione
-vertigini
-sguardo vuoto o espressione confusa
-linguaggio incoerente o incomprensibile
-mancanza di coordinazione o debolezza
-amnesia per gli eventi immediatamente precedenti
-nausea o vomito
-visione doppia
-ronzio nelle orecchie
Questi sintomi possono durare da alcuni minuti a diverse ore. Sintomi più gravi
o di più lunga durata può indicare lesioni cerebrali più gravi. La persona con una
commozione cerebrale può o non può perdere coscienza dal colpo, in tal caso, sarà
per diversi minuti al massimo. Più di incoscienza prolungata indica lesioni cerebrali
più gravi.
La gravità della concussione è classificato su una scala di tre gradi, utilizzato
come base per le decisioni terapeutiche.
Grado 1: nessuna perdita di coscienza, confusione transitoria, e altri sintomi
che si risolvono in 15 minuti.
Grado 2: nessuna perdita di coscienza, confusione transitoria, e altri sintomi che
richiedono più di 15 minuti per risolvere.
Grado 3: perdita di coscienza per ogni periodo.
Giorni o settimane dopo l'incidente, la persona può mostrare segni di mal di testa,
scarsa attenzione e concentrazione,difficoltà della memoria, ansia ed depressione,
disturbi del sonno, intolleranza alla luce ed rumore. Il verificarsi di tali sintomi
si chiama "sindrome post-commozione cerebrale. L'aspetto clinico della sindrome
commozionale sembra proprio quella di una «paralisi funzionale» con veloce restituito
ad integrum. La perdita di coscienza, completa, dura da qualche secondo a qualche
minuto con risveglio rapido o più graduale, talora accompagnato da vomito. Il volto
è pallido, il polso può essere rallentato. Vi è quasi sempre amnesia retrograda:
il paziente cioè non ricorda il trauma né quanto è accaduto nei minuti precedenti
il trauma stesso. Talora il disturbo mnestico si estende e coinvolge il periodo
immediatamente seguente il trauma: il paziente cioè non ricorda quanto gli è successo
nei minuti susseguenti il risveglio (amnesia anterograda). Per lo più non vi sono
conseguenze: cefalea diffusa gravativa e qualche sensazione vertiginosa che si dileguano
in due-tre giorni. Se però la perdita di coscienza è stata prolungata, molti minuti
o ore, la sindrome clinica commozionale è più marcata e possono essere presenti:
midriasi e torpore del riflesso pupillare alla luce, flaccidità muscolare, ipotensione
arteriosa, risveglio molto graduale con agitazione psicomotoria, cefalea diffusa
e vertigini soggettive che perdurano parecchi giorni o settimane. È proprio in questi
casi che è giusto supporre un danno organico cellulare, un «reperto anatomopatologico»
seppur reversibile, verosimilmente prevalente nelle cellule nervose della formazione
reticolare del tronco encefalico e costituito da piccole emorragie capillari da
brusco spostamento della massa encefalica per effetto dell'urto. Si può comunque
affermare che la pur breve perdita di coscienza, propria della commozione cerebrale,
è dovuta al seguente meccanismo fisiopatologico. La direzione delle onde d'urto,
o forze commotive, esercitate dal trauma in qualunque punto della calotta cranica,
convergono verso la regione della base con conseguenze dirette sul tronco encefalico.
Si ha quindi un blocco dell'attività dei neuroni della formazione reticolare ponto-mesencefalica
(sistema reticolare attivatore ascendente di Moruzzi-Magoun), la cui normale funzione
è essenziale per il mantenimento dello stato di veglia. Una tipica situazione
commotiva, che può avere appunto due diversi quadri clinici, è il K.O. («Knock-out»)
dei pugili. In seguito ad un violento pugno al capo, soprattutto al mento, si ha
immediata perdita di coscienza, adinamia generalizzata, bradicardia. Tale stato
può durare meno di 10 secondi: il pugile riprende in tale breve periodo il pieno
controllo di se stesso pur rimanendo stordito ancora per qualche minuto; può anzi
concludere vittoriosamente l'incontro dopo avere normalmente combattuto nelle riprese
successive al K.O. Talora invece il K.O. porta ad una eclissi prolungata della coscienza
ed il pugile si risveglia soltanto dopo mezz'ora o più, con stato di agitazione,
vomito ripetuto, stordimento, cefalea e vertigine che durano molti giorni. In tale
caso l'insulto cerebrale è stato certamente più grave, «contusivo», e occorre sorvegliare
il pugile con ripetute visite di controllo, per più mesi. E da ricordare a tale
proposito che nei pugilatori può comparire, soprattutto in quelli che hanno subito
K.O. numerosi, una vera encefalopatia cronica («punch-drunkenness», o «ubriacatura
di pugni»). Tale encefalopatia cronica traumatica dei pugilatori (che insorge dopo
alcuni anni di carriera pugilistica e che tende ad evolversi in senso peggiorativo,
se la carriera non viene interrotta al primo comparire di sintomi neuropsichici
anche lievi), consiste in incoordinazione motoria di tipo cerebellare associata
a rigidità di tipo parkinsoniano, tremori, disartria, abulia, alterazioni del carattere
e decadimento psichico progressivo verso la demenza.
E' molto importante per chi frequenta una persona con trauma cranico a prestare
attenzione ai sintomi della persona e della progressione subito dopo l'incidente.
La durata di incoscienza e del grado di confusione sono indicatori molto importanti
della gravità della lesione e guidano il processo diagnostico e le decisioni di
trattamento. Un medico, infermiere, tecnico o di emergenza medica può fare una valutazione
immediata in base alla gravità dei sintomi, un esame neurologico delle pupille,
di coordinamento, e la sensazione, e brevi prove di orientamento, memoria e concentrazione.
Per i pazienti con traumi molto lievi non è necessario essere ricoverati in ospedale
o avere costosi test diagnostici. Casi dubbi o più gravi possono richiedere tomografia
computerizzata (TC) o risonanza magnetica (MRI) per cercare lesioni cerebrali.
I sintomi della commozione cerebrale di solito passano rapidamente e senza effetti
duraturi, se non un ulteriore pregiudizio è sostenuto durante il processo di guarigione.
E' sufficiente riposo e terapia analgesica, raramente terapia antiedema cerebrale
(mannitolo, glicerolo, desametasone ecc.). Linee guida per la restituzione alle
attività sportive si basano sulla gravità della concussione. Al grado 1 di commozione
cerebrale, i pazienti possono solitamente essere trattati con il riposo e l'osservazione
continua. La persona può tornare alle attività sportive lo stesso giorno, ma solo
previo esame da un professionista qualificato, e dopo tutti i sintomi sono stati
completamente risolti. Se la persona subisce un trauma cranico di secondo grado
non dovrebbe continuare a praticare attività alcuna se non dopo cure e riposo per
una settimana. Il peggioramento dei sintomi, o il proseguimento di qualsiasi sintomo
oltre una settimana, indica la necessità di una TC o RMN. Una persona con un trauma
cranico di grado 3 (che implichi qualsiasi perdita di coscienza, non importa quanto
breve) dovrebbe essere esaminato da un medico o sulla scena o in un pronto soccorso.
Sintomi più gravi possono giustificare una TC o RMN, insieme ad un approfondito
esame neurologico e fisico. La persona deve essere ricoverato in ospedale se le
anomalie si trovano o se la confusione persiste. Perdita di coscienza prolungata
e un peggioramento dei sintomi richiedono una valutazione urgente neurochirurgica
o trasferimento in un centro traumatologico. Dopo la dimissione dalla cura professionale,
il paziente deve essere attentamente monitorato per i sintomi neurologici
che possono insorgere o peggiorare. Se presenta mal di testa o altri sintomi che
peggiorano o durano più di una settimana, una TC o RMN deve essere eseguita come
controllo nel tempo. Chi ha subito una commozione cerebrale di qualsiasi gravità,
è estremamente importante che eviti un altro trauma alla testa (per es. un pugile!)