IL VIRUS DELLA EPATITE A (HAV)

Il virus della epatite A (HepatitisA Virus o HAV) appartiene alla famiglia Picornaviridae in cui rappresenta il virus prototipo del genere Hepatovirus. Il virus, sprovvisto di involucro pericapsidico, ha un capside isometrico di 27-30 nm di diametro ed un genoma formato da una molecola di RNA di polarità positiva. Il virus si lega agli epatociti interagendo con un recettore costituito probabilmente da una glicoproteina integrale di membrana di classe I di ancora incerta funzione fisiologica e viene introdotto nella cellula probabilmente attraverso endocitosi mediata dal recettore, ma non si sa molto degli eventi che portano alla definitiva esposizione del genoma virale. La replicazione avviene nel citoplasma e segue in linea di massima lo schema generale della replicazione dei ribovirus con genoma a polarità positiva.

Di HAV si conosce a tutt'oggi un unico tipo antigenico, con piccole variazioni intratipiche che non modificano, però, la capacità neutralizzante crociata dei rispettivi anticorpi. HAV, strettamente specie-specifico nella infezione naturale, è sperimentalmente trasmissibile ad alcune specie di primati, cresce in colture di cellule umane e di primati, ed è possibile ottenerne la replicazione in colture cellulari anche di altri mammiferi. La replicazione nelle colture è molto lenta (in contrasto con la replicazione rapida degli Enterovirus) e la produzione di effetto citopatico scarsa.

Patogenesi dell'infezione da epatite A

Le cause più comuni di trasmissione sono quindi:

- scarsa igiene personale delle persone coinvolte nella preparazione di cibi e pasti;
- mangiare pesce crudo o poco cotto proveniente da acque inquinate da scolo fognario, classico esempio le cozze coltivate nelle lagune o nei laghetti salati come a Ganzirri (Messina);
- non lavarsi le mani dopo aver cambiato un pannolino e portarle inavvertitamente alla bocca;
- rapporti sessuali non protetti;
 - mancanza della rete fogniaria e trattamento delle acque

Incubazione e sintomatologia

Il sintomo più frequente è l’astenia, cioè debolezza. Altri sintomi riferiti abitualmente sono: febbre, perdita di appetito, nausea, fatica, mal di testa, dolore muscolare, dolore addominale e ittero (cioè la comparsa di un colorito giallastro della cute e delle sclere oculari). I sintomi di solito spariscono spontaneamente in 2 mesi. Nei bambini l'infezione puo' decorrere in maniera del tutto asintomatica. In genere la comparsa della malattia avviene in un periodo di tempo compreso tra le 2 e le 7 settimane dopo il contagio e la sintomatologia di solito è lieve. L'epatite A ha un periodo di incubazione relativamente breve (da 15 a 50 giorni) ed è endemica in tutto il mondo con occasionali manifestazioni epidemiche che si verificano di solito in collettività (scuole, caserme, ospedali, età). L'esatta incidenza dell'affezione è difficile da valutare dato che sovente l'infezione decorre a livello subclinico o con una modesta sintomatologia (senza ittero) che non consente di orientare il procedimento diagnostico. La malattia diffonde attraverso il circuito oro-fecale e quindi è particolarmente frequente in presenza di condizioni igieniche scadenti e le manifestazioni epidemiche Il virus può anche essere repertato nel sangue nella fase iniziale della sintomatologia clinica evidente e la sua presenza in circolo si annulla in coincidenza con la romparsa di anticorpi circolanti. Al superamento dell'infezione fa seguito una condizione di immunità duratura. La diagnosi eziologica, di laboratorio, si basa sulla dimostrazione di anticorpi anti-HAV di classe IgM che sono costantemente presenti nell'infezione acuta e si mantengono per almeno tre mesi dall'inizio della sintomatologia

Trattamento dell'infezione

Il controllo dell'infezione è affidato alle misure generali di igiene ambientale e l'ospedalizzazione dei pazienti non è necessaria e comunque non incide sulla diffusione dell'infezione.Di solito non si utilizzano medicinali per trattare l’epatite A in quanto, normalmente, i sintomi sono lievi e il sistema immunitario sconfigge il virus senza che vi sia bisogno di ricorrere a farmaci. Se proprio si voglioni impiegare dei farmaci, è possibile impiegare i sali biliari per la loro azione coleretica e di epatoprotezione e il SAME (Samyt fiale) per l'azione coleretica sul microcircolo dei colangioli. Altri rimedi vecchi ma sempre efficaci sono la silimarina ed il cardo mariano, che vanno impiegati come forme farmaceutiche (integratori), mai comprati in erboristeria, senza prescrizione medica. Inoltre è indicato il riposo a letto, per facilitare la circolazione ematica del fegato in clinostatismo. Le persone infette dall’epatite A dovrebbero però avere l'accortezza di ridurre l’attività quotidiana ed evitare sforzi fisici sia di tipo sportivo che lavorativo. Inoltre è opportuno seguire una dieta bilanciata abbondante di liquidi e priva di cibi grassi e di alcol.

Cure specifiche

La somministrazione di gamma-globuline umane in un'unica dose di 0,02-0,12 mi per kg di peso corporeo può prevenire o attenuare l'infezione nei soggetti esposti (che abbiano avuto contatto con pazienti infetti). L'impiego delle gammaglobuline può essere assai utile nel controllare focolai epidemici in collettività chiuse (scuole, età). Un vaccino, allestito con virus proveniente da colture cellulari infette, purificato ed inattivato mediante trattamento con formaldeide, è attualmente disponibile. Il trattamento vaccinale prevede una dose iniziale seguita da un richiamo a 6-12 mesi di distanza. La sola dose iniziale di vaccino procura una protezione immunitaria soddisfacente e che persiste per almeno un anno, in circa il 95% dei soggetti. Il vaccino è consigliato in tutti i soggetti residenti in zone endemiche fin particolare gran parte dei Paesi asiatici, dell'Africa e dell'America del Sud) e per i residenti in Paesi industrializzati che hanno programmi di viaggio in zone di elevata endemia.
 

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