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Patologia da aumento della pressione ambientale (iperbarismi)

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Iperbarismo

E' il termine che definisce l'insieme dei procedimenti terapeutici che per essere applicati utilizzano una camera iperbarica.  La camera iperbarica e' un ambiente monoposto o pluriposto nel quale si ottiene e mantiene per il tempo voluto una pressione atmosferica maggiore di quella al livello del mare. La camera monoposto permette il trattamento di un paziente per volta ed e' spesso usata per il transito dello stesso in camera pluriposto.

Quest'ultima permette il trattamento di piu' pazienti alla volta; il personale medico e paramedico puo' permanervi realizzando una assistenza continua e diretta degli ammalati. Il medico esperto di medicina iperbarica si occupa della cura delle patologie da aumento della pressione ambientale. L'unita' di misura di pressione utilizzata in medicina iperbarica e' quella dell'atmosfera assoluta: ATA. La pressione di 1 ATA e' la pressione barometrica a livello del mare; la pressione di 2 ATA equivale alla pressione di 10 metri sott'acqua, di 3 ATA a 20 metri e cosi' via. Alla pressione barometrica a livello del mare (1 ATA) l'ossigeno, che rappresenta circa il 21% dell'aria, ha dunque una pressione di 0,21 ATA. Un individuo che nuota a 20 metri sott'acqua utilizzando respiratori subacquei o sottoposto a pressurizzazione dentro i cassoni a 20 mt, dunque, e' sottoposto ad una pressione di 3 ATA: nel suo sangue, per la legge di Henry, si sciolgono i gas (azoto)  a tali valore di pressione e se la risalita avviene repentinamente senza rispettare le tabelle previste per i subacquei, il sangue, per cosi dire e' come se andasse in contro all'effervescenza, proprio come se state stappando una bibita frizzante.

Ne deriva l'embolia gassosa, con presenza di gas disciolto nei vasi ed impilamento delle piastrine. Dopo una prima cura impiegando l'acido acetilsalicilico per vena (attenzione ai soggetti allergici all'aspirina !) si procede con la tecnica terapeutica della ricompressione dei soggetti in camera iperbarica e successivamente con il riporto in "quota" secondo le tabelle previste dalla decompressione. Infatti per la legge di Henry avremo che un gas che esercita una pressione sulla superficie di un liquido, vi entra in soluzione finche' avra' raggiunto in quel liquido la stessa pressione che esercita sopra di esso. La legge di Henry dice che a temperatura costante, la solubilita' di un gas e' direttamente proporzionale alla pressione che il gas esercita sulla soluzione. Raggiunto l'equilibrio, il liquido si definisce saturo di quel gas a quella pressione. Tale stato di equilibrio permane fino a quando la pressione esterna del gas restera' inalterata, altrimenti, se essa aumenta, altro gas entrera' in soluzione; se diminuisce, il liquido si trovera' in una situazione di sovrasaturazione ed il gas si liberera' tornando all'esterno fino a quando le pressioni saranno nuovamente equilibrate. Appunto il fenomeno dell'embolia gassosa: il gas viaggia nei vasi sanguigni e crea ostacolo al flusso. Tali affezioni possono colpire sommozzatori, lavoratori dei cassoni sottomarini, addetti alle camere iperbariche per motivi terapeutici o scientifici.

Interessa:

a) l'apparato otovestibolare: otalgia, ipoacusia, vertigini, rottura del timpano,
parotite media;
b) i seni paranasali: dolore in corrispondenza dei seni frontali e mascellari;
c) le articolazioni: artralgie.
Per respirazione in aria a pressione superiore alle 3-4 atmosfere puo' insorgere la "narcosi da azoto" (euforia, eccitazione, aggressivita', allucinazioni, atassia).
Per inalazione di miscele di O2 ad elevata pressione si possono evidenziare gli effetti tossici dell'ossigeno "(tosse stizzosa, malessere, nausea, tremori, convulsioni, respiratory distress).
Queste due ultime condizioni richiedono una graduale riduzione della pressione barometrica.
La restante terapia, in tutti gli iperbarismi, e' sintomatica.


MALATTIA DA DECOMPRESSIONE

In individui sottoposti ad elevate pressioni barometriche ambientali (cassoni sottomarini, immersione in acque profonde, camere iperbariche). una decompressione troppo veloce causa liberazione di azoto in forma di bolle nel sangue (embolia gassosa) e nei tessuti. I sintomi si manifestano nel corso della decompressione o dopo un intervallo variabile da minuti a ore.

Quadri clinici minori

-artralgie: spalla, gomito, ginocchio, anca, dorso; -malessere, parestesie, prurito; dispnea, senso di costrizione toracica. Quadri clinici maggiori:
-lesioni del S.N.C, (monoparesi o paraparesi, vertigini, disturbi visivi o della parola, cefalea, convulsioni, coma);
-insufficienza respiratoria acuta (edema polmonare lesionale);
-shock ipovolemico (per liberazione di mediatori chimici permeabilizzanh l'endotelio).
In casi particolari la decompressione puo' provocare lacerazioni alveolari pei brusco aumento del gradiente pressorio tra le vie aeree (chiuse per apnea l e l'ambiente esterno. Puo' derivarne embolia gassosa (spesso cerebrale), pneumo-mediastino. pneumotorace.

Clinicamente

Avremo dispnea, dolore toracico, sincopi, convulsioni, danni neurologici focali.

Trattamento si attua con camera iperbarica, che riduce nel sangue e nei tessuti la quantita' di azoto allo stato gassoso. Durante il trasporto verso il centro attrezzato
-mantenere il paziente in posizione di Trendelemburg (per ridurre il rischio di embolia gassosa all'encefalo);
-somministrare O2 ; fluidi e.v.: agenti antiedemacerebrale quali desametasone (Decadron) 8 mg. e.v./i.m. ogni 6 ore, o mannitolo ( Isotol soluz. 20%) 250-500 ml e.v.; agenti antiaggreganti piastrinici (ac. acetilsalicilico 500 mg e.v.o i.m es. Flectadol fiale 0,5 g.).

 

Altri impieghi dell'ossigeno iperbarico.

L'Ossigeno terapia iperbarica (OTI) utilizza la somministrazione di ossigeno al 100% in camere iperbariche in cui la pressione atmosferica e' maggiore ad 1 ATA. Per la nota legge di Henry, infatti, nella camera iperbarica si ottiene un aumento della frazione di ossigeno disciolta nel plasma e di conseguenza una sua diffusione piu' rapida ed in maggior quantita' nei liquidi extra ed intracellulari supplendo cosi' ad una insufficienza circolatoria meccanica e metabolica. Altri usi prevedono la cura delle intossicazioni da monossido di carbonio, le infezioni con  necrosi dei tessuti, le broncopatie, le osteomieliti.

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