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Malattia acuta da altitudine

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Si verifica per ascensioni rapide oltre i 2.500-3.000 metri. La rarefazione dell'ossigeno atmosferico provoca polipnea (con alcalosi respiratoria) ed attivazione ortosimpatica. Sono cause favorenti: l'esercizio fisico intenso, l'assunzione di sedativi e/o di bevande alcooliche.

Quadri clinici:

a) mal di montagna acuto: cefalea, astenia, nausea, vomito, vertigini, insonnia; possibili edemi al volto mani, malleoli:
b) edema polmonare: irrequietezza, cianosi, dispnea, tosse dapprima secca stizzosa. poi con escreato schiumoso rosato;
c) edema cerebrale: subentra ad altezza > 4.000 m. con disorientamento, allucinazioni, convulsioni, vomito a getto, incoordinazione motoria stupor e coma;
d) emorragie retiniche: si verificano sopra i 4.500-5000 m.. favorite dall'esercizio fisico intenso. Causano scotomi persistenti se interessano la regione maculare.

Patologia e fisiopatologia nella condizione di mal di montagna


L'ipossia stimola i centri del respiro, incrementando l'ossigenazione tissutale, ma determinando anche alcalosi respiratoria, la quale contribuisce allo sviluppo di sintomi, che permangono finche' non viene parzialmente compensata da una perdita di HCO3 nelle urine. La fisiopatologia della malattia da alte quote e' rappresentata dall'alterazione del bilancio idrico ed elettrolitico. La permeabilita' dei capillari aumenta, favorendo l'accumulo di liquidi in diverse sedi; la causa e' probabilmente imputabile a lesioni endoteliali. Negli individui suscettibili, l'aumentata secrezione di ADH determina ritenzione dei liquidi nei tessuti, cosicche' il volume plasmatico diminuisce, simulando un aumento dell'HTC.

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Nella malattia da alte quote la risposta ipossica non e' mai di scarsa entita'. Non sono stati ancora chiariti i ruoli del peptide natriuretico atriale, dell'aldosterone, della renina e dell'angiotensina.
 

Clinica

Il mal di montagna si caratterizza in primis per cefalea, che costituisce il primo segno. Altri sintomi associati che confermano il sospetto del mal di montagna sono rappresentati da:
-Anoressia (perdita di appetito), nausea o vomito
-Fatica o astenia
-Vertigini o senso di stordimento
-Insonnia
-Irritabilita'
L'edema polmonare da alta quota (High-altitude pulmonary edema, HAPE) e l'edema cerebrale, sono i piu' minacciosi tra questi sintomi, mentre emorragia retinale e edemi periferici sono forme piu' lievi del malessere. L'edema polmonare in pianura giunge normalmente improvviso e quasi sempre durante le ore notturne, in soggetti pero' affetti da scompenso cardiocircolatorio di una certa entita'. E' causato dall'eccessivo passaggio di liquido sieroso dai capillari sanguigni agli alveoli che vengono cosi' invasi di liquido e non sono piu' in grado di svolgere la loro attivita' respiratoria normale. Il malato si sveglia improvvisamente con grandi difficolta' di respirazione (dispnea) con conseguente stato ansioso perche' si sente soffocare e ha bisogno immediato di ossigeno. Se non si interviene entro breve tempo, il malato muore con tutti i sintomi dell'asfissia. Una sindrome ancora non ben conosciuta in tutti i suoi dettagli, poco frequente, e' costituita dall'edema polmonare da alta quota (High Altitude Pulmonary Edema). Il quadro patologico che si estrinseca sopraggiunge con gli stessi sintomi, ma in soggetti forti, non malati prima dell'episodio, pero', di norma, poco allenati alle quote superiori ai 5000 metri, o ancora non bene acclimatati, anche se naturalmente di solito provetti alpinisti. La causa principale del mal di montagna e' la diminuzione dell'ossigeno nel sangue o ipossiemia, oppure la riduzione della pressione atmosferica che provocano un aumento della permeabilita' dei capillari con conseguente fuoriuscita di liquidi (edema) nei polmoni e nel cervello. L'edema polmonare (HAPE) e' dovuto al passaggio di acqua negli alveoli che normalmente contengono aria; causa grave insufficienza respiratoria. Si manifesta con difficolta' alla respirazione e tachicardia, tosse inizialmente secca e successivamente con sputo rosa e schiumoso, respiro rumoroso (rantolo), oppressione toracica e grave prostrazione. L'edema polmonare da alta quota si riscontra con piu' frequenza nei giovani, specie di sesso maschile.

Prevenzione

CLASSIFICAZIONE DELLE ALTITUDINI:
Alta quota: 1500 - 3500 m
Altissima quota: 3500 - 5500 m
Altitudine estrema: oltre i 5500 m
Attuare le seguenti procedure:
- acclimatazione graduale alle alte quote:
- assunzione di acetazolamide (Diamox cp.250 mg.) 1 cp. ogni 12 ore per prevenire l'alcalosi respiratoria, conseguenza dell'iperventilazione. L'acetazolamide (Diamox) e' un farmaco che forza i reni a secernere bicarbonato riacidificando il sangue. Vengono cosi' bilanciati gli effetti dell'iperventilazione che si innesca in alta quota nel tentativo di catturare piu' ossigeno. Questa reacidificazione agisce da stimolante respiratorio, specialmente di notte, riducendo o eliminando quella particolare respirazione periodica di cui abbiamo parlato prima. Pur essendo un valido supporto nella cura del Mal di Montagna Acuto il suo uso di elezione e' preventivo in quanto il suo effetto principale e' quello di accelerare l'acclimatazione. Le persone allergiche ai sulfamidici dovrebbero astenersi dall'assumere il Diamox.

ACCLIMATAZIONE:

L'acclimatazione e' il processo che l'organismo umano mette in moto per adattarsi alla ridotta disponibilita' di ossigeno alle alte quote. E' un processo lento che puo' impiegare giorni o settimane per svilupparsi completamente. Questo processo e' piu' lento e delicato a seconda della quota da raggiungere. Salendo di quota attraverso l'atmosfera la pressione barometrica cala (l'aria pero' continua a contenere il 21% di ossigeno) con il risultato di rendere piu' povero di ossigeno ogni respiro. Per compensare si e' costretti a respirare piu' velocemente e piu' profondamente e con lo sforzo questo si fa piu' evidente, per esempio camminando in salita. Restare senza fiato e' normale fintanto che, con il riposo, si riprende una respirazione normale. L'aumento della frequenza respiratoria e' di fondamentale importanza e va assolutamente evitato qualunque fattore che lo deprima (alcol e certi farmaci, p.e. diazepam e tranquillanti, barbiturici).

Trattamento

Mal di montagna: Ossigenoterapia a pressione positiva. Qualora insorgessero problemi piu' gravi, oltre alla discesa che resta comunque la soluzione ideale, si possono adottare diversi trattamenti, almeno per guadagnare tempo la' dove una rapida discesa non sia possibile. L'ossigeno e la sacca iperbarica. L'ossigeno fa scomparire rapidamente i sintomi del mal di montagna con un flusso moderato (2-4 litri/minuto via cannula nasale). Possono essere necessarie varie ore di trattamento, una durata insufficiente puo' causare un ritorno aggravato dei sintomi. Il suo costo e la necessita' di un minimo di addestramento lo rendono poco pratico e, la' dove disponibile, riservato ai casi piu' gravi di edema. La sacca iperbarica portatile e' una sacca stagna in grado di contenere una persona che viene portata in pressione attraverso un pompa manuale. La persona al suo interno si trova a respirare in un'atmosferea pari a qualla che troverebbe circa 1500/2000 metri piu' in basso. Due ore di trattamento sono il minimo per ottenere degli effetti ma a volte possono essere richieste molte ore (di faticoso pompaggio) per portare la persona fuori pericolo. E' comunque indispensabile scendere appena possibile. Nifedipina ed eventualmente Desametazone (antiedema). Evacuazione del paziente e riposo fisico; impiegare acetazolamide per correggere l'alcalosi respiratoria (cfr acidosi-alcalosi) (Diamox cp ogni 12 h); antiinfiammatori non steroidei per la cefalea. Per l'edema polmonare: rapido trasporto a quote inferiori (scendere di almeno 1.000-1.500 m); o diuretici (dubbia efficacia). Per l'edema cerebrale: discesa rapida a quote inferiori; O2 agenti antiedema cerebrale (diuretici osmotici, desametazone secondo le consuete modalita').

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