E' la sensazione che spinge l'individuo ad introdurre liquidi mediante assunzione di bevande; la sete è un bisogno più improvviso della fame. Gli stimoli della sete sono normalmente rappresentati dall'aumento dell'osmolarità dei liquidi corporei (da perdita di liquidi o eccessiva introduzione di sale) e dalla riduzione del volume del compartimento extracellulare. Centri di regolazione della sete esistono a livello ipotalamico; stimoli o lesioni di detti centri possono portare all'assunzione di notevoli quantità di liquidi (polidipsia) o viceversa (ipodipsia). Una patologica sensazione di sete può derivare da un interessamento primitivo, organico o funzionale, dei centri diencefalici della sete (polidipsia primitiva) o da un deficiente contenuto in acqua delle cellule (polidipsia secondaria). La polidipsia primitiva, che si può avere nei malati di mente e in soggetti neuropatici, consente una eccessiva introduzione di liquidi (potomania o polidipsia psicogena), con secondaria poliuria a basso peso specifico. Il dato anamnestico di intensa sete conseguente a scarso contenuto di acqua delle cellule (polidipsia secondaria) può dipendere da: carenza di liquidi, sudorazione profusa, eccessiva perdita idrica per via renale o digestiva. Altre volte, più semplicemente, la sensazione della sete è correlata alla poliuria, condizione quest'ultima presente nei pazienti affetti da diabete mellito. Vediamo in particolare quali sono le condizioni di sete.
Pertanto, comparirà in caso di:
diminuita ingestione di liquidi;
- diabete mellito, allorch é la glicosuria provoca una eccessiva diuresi osmotica;
- diabete insipido: per poliuria, cioè emissione di una quantità di urina superiore
alla media giornaliera, conseguente a ridotta produzione
di ADH e quindi a deficiente riassorbimento tubolare; si ha poliuria a basso peso
specifico;
- profusa sudorazione per febbre o permanenza e ancor più lavoro in ambienti ipertermici;
- nefrite cronica con poliuria;
- pazienti con emorragia in atto o recente;
eccessiva perdita di liquidi dallo stomaco (per vomito ripetuto) o dall'intestino
(per diarrea);
- stenosi pilorica con gastrectasia (data la scarsa capacità di assorbimento di
liquido dello stomaco);
- somministrazione di esagerata quantità di sali, soprattutto di NaCl (in genere
con i cibi);
- rapido costituirsi di notevole edema.
Va, inoltre, ricordato che polidipsia può aversi per assunzione di farmaci che riducono
le secrezioni della cavità orale (belladonna e derivati) o di astringenti
(allume, acido tannico) e, soprattutto, per l'assunzione di diuretici, per esempio
nel paziente con scompenso cardiaco che effettua terapia con lasix. Negli stati
di disidratazione la sete è importante e fisiologica, ed ha lo scopo di riequilibrare
il bilancio idrico; nell'essicosi intensa si ha febbre, che aggrava la disidratazione.
L'assenza di sete nei soggetti disidratati costituisce un segno importante di iponatremia.
Per aiutare a diagnosticare la causa della sete eccessiva e non placabile, il medico farà un'anamnesi completa, incluse le condizioni mediche diagnosticate in precedenza. Sarà necessario fornire un elenco di tutti i farmaci, dei farmaci da banco e degli integratori.
Altre domande che il medico può porre sono:
Da quanto si sono notati i sintomi?
L'emissione delle urine è superiore al normale?
I sintomi si sono manifestati improvvisamente o gradualmente?
La sete aumenta o diminuisce in certi momenti della giornata?
Ci sono state modifiche allo stile di vita o alla dieta?
L'appetito ne ha risentito?
Il peso è aumentato o diminuito?
Sono state subite lesioni o bruciature di recente?
Sono presenti sanguinamento o gonfiore?
Si è avuta febbre?
La sudorazione è abbondante?
Occorre stabilire da cosa dipende la sete eccessiva e trattare il paziente di conseguenza.
Quindi sono necessarie indagini di primo livello e di secondo livello, se occorre
proseguire l'iter diagnostico terapeutico del paziente. Gia' dall'emocromo si può
avere informazione circa l'idratazione del paziente, dando uno sguardo all'ematocrito
(percentuale fra liquido e parte corpuscolata del sangue. Gli elettroliti, in particolar
modo, il sodio ed il potassio, ci daranno idea della idratazione del paziente e
della necessità di somministrare elettroliti. Infine l'indagine emogasanalitica
ci fornirà ulteriori ragguagli circa l'osmolalità del sangue. E poi una tac encefalo
potrà consentirci di studiare l'ipofisi e l'ipotalamano e di escludere lesioni ipofisarie.
L'ipotalamo svolge pertanto una duplice funzione: una funzione di controllo del
sistema nervoso autonomo (attraverso il quale modifica la motilità viscerale, i
riflessi, il ritmo sonno-veglia, il bilancio idrosalino, il mantenimento della temperatura
corporea, l'appetito e l'espressione degli stati emotivi) e una funzione di controllo
del sistema endocrino: due dei nuclei ipotalamici (sopraottico e paraventricolare)
collegano direttamente l'ipotalamo all'ipofisi tramite neuroni che, partendo da
essi e terminando con i loro assoni nei capillari della neuroipofisi (porzione posteriore
dell'ipofisi, minore per dimensioni), formano un fascio ipotalamo-neuroipofisario
che unisce i due organi e forma così il suddetto asse ipotalamo-ipofisario.
I neuroni presenti nei due nuclei producono due ormoni, l'ossitocina che stimola
la contrattura della muscolatura liscia, soprattutto quella uterina (è infatti importante
nel parto) e la vasopressina (ormone antidiuretico o ADH, che agisce sui collettori
del rene e viene rilasciata quando aumenta la concentrazione salina nel sangue):
questi, attraverso gli assoni degli stessi neuroni, vengono trasportati alla neuroipofisi
e lì accumulati fino a quando non si presenta uno stimolo adeguato; infatti questi
neuroni sono sensibili ai cambiamenti di pressione osmotica del plasma per mezzo
dei neuroni osmocettori (capaci di recepire i valori della pressione osmotica) che,
in base alle variazioni di concentrazioni saline, si attivano stimolando la neuroipofisi.