cfr cuore polmonare
Si definisce "cuore polmonare" la dilatazione e/o l'ipertrofia del ventricolo
destro per aumento del postcarico dovuto a malattie dei polmoni, della parete
toracica, dei vasi polmonari o dei centri del controllo della ventilazione. Sono
escluse dalla definizione di cuore polmonare le patologie del cuore destro
dovute a cardiopatie congenite o a malattie del cuore sinistro.
La circolazione polmonare è interposta tra il ritorno venoso sistemico e l'atrio sinistro; oltre a rivestire un ruolo chiave negli scambi dei gas, il circolo polmonare concorre alla regolazione biochimica, termica ed umorale del sangue. In condizioni normali, la forza che guida il sangue attraverso il polmone dipende in ugual misura dal ventricolo destro e dalla respirazione. La funzione di pompa del ventricolo destro, tuttavia, diviene rilevante solo in condizioni patologiche. In alcune procedure cardiochirurgiche (ad esempio l'intervento di Fontan), infatti, si esegue un by-pass del ventricolo destro, mettendo in comunicazione diretta l'atrio destro con l'arteria polmonare, senza che il ritorno venoso al cuore sinistro venga compromesso; ciò dimostra come la circolazione polmonare possa avvenire normalmente anche senza il contributo del ventricolo destro.
La caratteristica principale del circolo polmonare è che le pressioni sono basse. Per generare ed aumentare il flusso del sangue occorre superare la pressione di apertura dei vasi, reclutare progressivamente nuovi vasi e dilatare quelli già aperti.
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La distribuzione del flusso di sangue nel polmone è funzione del rapporto tra
pressione arteriosa polmonare, pressione venosa polmonare e pressione alveolare.
Le camere del cuore destro sono cavità ad alta compliance, che possono accettare
grandi volumi di sangue con piccole variazioni di pressione. Il sistema va "in
crisi" in presenza di ipertensione polmonare, che si definisce presente se la
pressione polmonare media è, a riposo e a livello del mare, > 20 mm Hg.
Il ventricolo destro assume un ruolo molto importante in presenza di malattie del polmone o del circolo polmonare. In un cuore normale, la portata cardiaca comincia a ridursi quando la pressione polmonare sistolica è 30-40 mm Hg.
Il ventricolo destro non è in grado di tollerare pressioni di 60-80 mm Hg, ma se il sovraccarico di pressione si instaura gradualmente, il ventricolo si ipertrofizza e si dilata, riuscendo a mantenere pressioni molto più alte, in alcuni casi addirittura superiori a quelle del ventricolo sinistro.
Ci può essere ipertensione polmonare in caso di: a) malattie cardiache
congenite, b) malattie a carico del cuore sinistro (atrio, valvola mitrale,
ventricolo, valvola aortica), c) malattie respiratorie, e d) malattie che
interessano il circolo polmonare. Per definizione solo le condizioni c e d
possono essere causa di cuore-polmonare.
In presenza di ipossia alveolare, i vasi che portano sangue agli alveoli interessati dalla ipossia si costringono. Se localizzato, questo è un meccanismo di difesa utile perché riduce la perfusione di alveoli poco efficienti, favorendo la perfusione di alveoli normossici. Se il fenomeno è generalizzato, o comunque interessa una grossa parte del polmone, si sviluppa ipertensione polmonare ipossica.
Questa permette di reclutare nuovi vasi polmonari ma, se la portata si mantiene, fa aumentare il lavoro del ventricolo destro.
L'ipossia alveolare può essere acuta (apnee del sonno), subacuta (ARDS, edema polmonare da alta quota) o cronica (patologia polmonare, della parete toracica o del controllo della ventilazione).
In presenza di ipossia cronica, le arterie
polmonari sviluppano uno strato muscolare che aumenta progressivamente, in
rapporto alla durata ed all'entità dell'ipossia alveolare. Esistono fattori che
aumentano la risposta ipertensiva all'ipossia alveolare, quali l'aumento della
PaCO2, l'aumento dell'ematocrito che incrementa la viscosità del sangue,
l'aumento o la riduzione importante del volume polmonare ed, infine, la
riduzione anatomica o funzionale del letto vascolare polmonare. Bisogna
ricordare che la resistenza vascolare polmonare dipende dal volume polmonare:
per i vasi alveolari aumenta con l'aumento del volume polmonare, mentre per i
vasi extra-alveolari si riduce con l'aumento del volume polmonare. La somma dà
la effettiva resistenza vascolare alla capacità funzionale residua.
Episodi di ipossia alveolare, come quelli associati alle apnee notturne, possono
causare o concorrere a causare cuore polmonare. Un esempio classico di questo è
il cuore polmonare della sindrome di Pickwick (obesità, sonnolenza, policitemia)
o quello dei "russatori" per alcool, bronchite cronica, obesità.
L'ipossia alveolare cronica si sviluppa in corso di ipoventilazione alveolare e
si associa ad ipercapnia. Le cause includono enfisema, fibrosi polmonare,
patologia polmonare restrittiva e bronchite cronica.
Le modificazioni dei volumi polmonari hanno un ruolo importante nella genesi
dell' ipertensione polmonare. In presenza di malattia polmonare ostruttiva, il
volume del polmone aumenta. Inoltre si può sviluppare il fenomeno del "air-trapping" per l'insufficiente flusso espiratorio. Se la ventilazione
aumenta, questo fenomeno diviene sempre più rilevante con zone di polmone che
per l'insufficiente espirazione sono ad alta pressione e comprimono i vasi. In
questo caso, per mantenere il flusso deve esserci un ulteriore aumento della
pressione vascolare. Anche la riduzione del volume polmonare si associa ad
aumento della resistenza vascolare polmonare .
Il cuore è circondato in gran parte dal polmone. Nel cuore polmonare la rigidità
del polmone è significativamente aumentata, e ciò aumenta il lavoro esterno,
quello soprattutto del ventricolo destro, le cui pareti sono sottili e meno
potenti di quelle del ventricolo sinistro. Il movimento del cuore in sistole e
diastole è a maggiore costo energetico in presenza di polmone rigido.
L' ipossia alveolare riduce il contenuto arterioso di ossigeno. Questa riduzione è compensata da un aumento dell'emoglobina e dall'aumento della portata cardiaca. Quest'ultima è un ulteriore elemento di sovraccarico per il cuore destro.
Ecg nel cuore polmonare cronico: onde P alte in II derivazione e appuntite, inolte P appuntite nelle precordiali, significa impegno dell'atrio destro; in V1 è positivo/negativa |
Non ci sono sintomi specifici di dilatazione e/o ipertrofia del ventricolo
destro, ma il quadro clinico è dominato dalla malattia che causa il sovraccarico
ventricolare. In presenza di scompenso del cuore destro si ha un aumento della
pressione venosa sistemica, da cui dipendono edemi declivi, turgore giugulare,
epatomegalia ed ascite.
Le sindromi che possono essere alla base del cuore polmonare cronico sono: a)
malattia polmonare ostruttiva, b) malattia polmonare restrittiva, c) malattia
polmonare mista (ostruttiva e restrittiva) e d) malattie vascolari polmonari.
Il quadro clinico è quello del fumatore, con frequenti episodi di bronchite
soprattutto nei mesi invernali. Il paziente riferisce a volte sintomi correlati
all'incremento della CO2, quali confusione mentale e disorientamento. I segni
più frequenti sono quelli legati all'aumento della pressione venosa (turgore
giugulare, epatomegalia, edemi declivi) e quelli dipendenti dall'ipossia, come
la cianosi labiale e delle estremità; è quasi sempre presente tachicardia
sinusale e non di rado fibrillazione atriale.
La radiografia del torace dimostra un cuore ingrandito, salienza del secondo
arco di sinistra per dilatazione dell'arteria polmonare ed aspetto ad albero
potato della vascolatura polmonare in periferia.
I test di funzione respiratoria dimostrano riduzione di FEV1, FEV1/FVC e
capacità vitale, ed aumento consistente del volume residuo. La diffusione
alveolo-capillare è ridotta.
L'emogasanalisi dimostra ipossiemia e ipercapnia. La somministrazione incongrua
di ossigeno può peggiorare il quadro emogasanalitico.
L'ECG mostra ingrandimento dell'atrio destro e ipertrofia ventricolare
destra.
L'ecocardiogramma rivela l'ipertrofia e la dilatazione del ventricolo destro, ed
anche l'ipertensione polmonare, valutata con metodica Doppler. La
terapia è la sospensione del fumo, la riduzione del rischio di recidiva delle
infezioni delle vie aeree e dei polmoni, la riabilitazione respiratoria, l'uso
di broncodilatatori e mucolitici, l'impiego congruo di ossigeno . La terapia
farmacologia dell'ipertensione polmonare secondaria non ha successo.
Le malattie restrittive che portano al cuore polmonare cronico hanno prognosi
infausta. Si possono riconoscere due gruppi di malattie restrittive: il primo
comprende le alveoliti fribrotizzanti, le pneumoconiosi, le malattie della
gabbia toracica e del suo apparato neuro-muscolare. Tutte queste malattie
portano ad insufficienza ventilatoria con iperventilazione.
Il secondo gruppo di malattie restrittive che portano a cuore polmonare è
caratterizzato fin dall' inizio da ipoventilazione. La terapia delle fasi più
avanzate è solo il supporto ventilatorio.
I due quadri possono essere presenti: l' aspetto clinico più tipico è quello del
fumatore obeso.
L'ostruzione o la distruzione del letto vascolare polmonare può causare
ipertensione polmonare che, a sua volta, porta a cuore polmonare. In questo caso
la pressione polmonare può essere molto elevata, più che nelle forme ipossiche.
L'ipertensione polmonare può essere post-embolica, di solito successiva a molti
episodi embolici più o meno sintomatici e spesso clinicamente non riconosciuti,
oppure causata da vasculopatia per ipertensione polmonare primitiva o associata a varie vasculiti.
L'incidenza dell'ipertensione polmonare post-embolica è minore di quanto ci si
potrebbe aspettare dal numero di embolie ritrovate all'autopsia: ciò dipende
verosimilmente dall'estensione del letto vascolare polmonare e dai potenti
meccanismi trombolitici dell'endotelio polmonare.
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