La sensibilità somatica, cioè la capacità di percepire sensazioni nel proprio corpo, per esempio un dolore al petto intenso, che se si estende al braccio sinistro e si irradia al collo è espressione di una cardiopatia, oppure, più semplicemente, la sensazione di formicolii e di intorpidimento ad un arto. Sensazione questa che tutti abbiamo provato quando siamo stati con una gamba mal posizionata o compressa sotto un peso che ha bloccato il circolo, oppure, se siamo diabetici, quel senso di torpore che avvertiamo e che ci fa sembrare un arto come di “sughero”, è l'espressione di un processo di monitoraggio continuo delle sensazioni ad opera del nostro cervello. In condizioni normali, solo una piccola parte di questa attività raggiunge la consapevolezza del soggetto. Al contrario, una sensazione alterata, in particolare se vissuta come esperienza dolorosa, è allarmante e domina l'attenzione del soggetto sofferente. Le anomalie della sensibilità, specialmente se dolorose, tendono a sollecitare i pazienti a rivolgersi al medico. Quest'ultimo deve essere in grado di riconoscere le sensazioni anomale in base alla loro descrizione, deve conoscerne la natura e la probabile sede d'origine e comprenderne le implicazioni. La parestesia è un'alterazione della sensibilità degli arti o di altre parti del corpo. In particolare, il termine descrive una condizione caratterizzata da fenomeni sensitivi a livello locale, la più frequentemente descritta come formicolio.
I fenomeni sensitivi anomali possono essere suddivisi in due categorie: positivi e negativi. Il prototipo dei fenomeni positivi è il formicolio (una sensazione tipo puntura di spilli); altri fenomeni sensitivi positivi comprendono altre sensazioni alterate che vengono variamente descritte come trafitture, sensazione di fasciatura, fitte folgoranti (lancinanti), dolorose, simili a pugnalate, sensazioni di torsione, di strappo, di stiramento, di costrizione, di bruciore, di infiammazione, di scossa elettrica o di irritazione. Tali sensazioni sono solitamente, ma non necessariamente, vissute come dolorose. I fenomeni positivi sono di solito il risultato di serie di impulsi generati in una o più sedi, dove la soglia è più bassa o è presente un aumento dell'eccitabilità, lungo il decorso di una via sensitiva periferica o centrale. La natura e la gravita di una sensazione anomala dipendono dal numero, dalla frequenza e dalla distribuzione degli impulsi ectopici, così come dal tipo e dalla funzione del tessuto nervoso nel quale hanno origine. Poiché i fenomeni positivi sono l'espressione di un'eccessiva attività delle vie sensitive, essi non sono necessariamente associati ad alcun deficit sensitivo dimostrabile all'esame obiettivo.
Ifenomeni negativi rappresentano una perdita di funzione sensitiva e sono caratterizzati da riduzione o assenza di sensibilità, spesso percepite come intorpidimento. Al contrario dei fenomeni positivi, quelli negativi sono accompagnati da reperti anomali all'esame obiettivo della sensibilità. Nei disturbi che interessano la sensibilità periferica, si stima che almeno la metà degli assoni afferenti che innervano una certa sede debba andare persa o essere inattiva prima che un deficit sensitivo possa essere dimostrato all'esame clinico. Questo valore soglia varia probabilmente in base a quanto rapidamente le fibre nervose sensitive hanno perso la loro funzionalità. Se la perdita è lenta e cronica, un deficit della sensibilità cutanea può passare inosservato ed essere difficile da dimostrare all'esame obiettivo, anche se rimangono attive poche fibre sensitive. Un'anomalia sensitiva a rapida evoluzione di solito provoca fenomeni sia positivi sia negativi prontamente riconosciuti. Disfunzioni sensitive di entità subclinica, non dimostrabili all'esame clinico, possono essere evidenziate da studi sulla conduzione nervosa delle fibre sensitive o attraverso i potenziali evocati somatosensitivi. I sintomi sensitivi possono essere positivi o negativi, ma i segni sensitivi all'esame obiettivo forniscono sempre una stima dei fenomeni negativi.