trombosi endovasale, fibrina che imbriglia dei globuli |
Come sappiamo la persona diabetica soffre di
adiposopatia,
condizione questa che si associa ad insulinoresistenza con incremento di leptina.Infatti
gli studi condotti nell’adulto e più di recente anche nel soggetto anziano, evidenziano
una relazione significativa tra livelli circolanti di leptina, un peptide secreto
principalmente dall’adipocita e l’insulinoresistenza che caratterizza il soggetto
diabetico, indipendentemente dal grado di adiposità totale. L’adiponectina è un
peptide di recente scoperta prodotto esclusivamente dal tessuto adiposo e abbondantemente
secreto nel torrente circolatorio, i cui livelli circolanti risultano inversamente
proporzionali al grado di adiposità. I livelli di adiponectina risultano ridotti
in condizioni di insulino-resistenza e inversamente correlati a diversi indici di
insulino-resistenza in gruppi di adulti sani e diabetici. È ipotizzabile
quindi una relazione tra insulino-resistenza e iperleptinemia così come tra insulino-resistenza
e ipoadiponectinemia almeno nel soggetto adulto; tuttavia a riguardo ancora pochi
sono i dati pubblicati in letteratura ottenuti in popolazioni di soggetti anziani
sani e con alterata tolleranza glucidica. La condizione di adiposopatia, inoltre,
si correla con la condizione di trombofilia, cioè con la patologica tendenza del
diabetico a formare trombi e generare vascolopatia.
La condizione di trombofilia riconosce, a sua volta, una condizione di disfunzione endoteliale, intesa come tendenza all’aterogenesi nel diabetico. A ciò concorre la condizione di dislipidemia del diabetico, quando insulina, glucosio ed acidi grassi si impennano nelle loro concentrazioni. Iperinsulinemia e iperglicemia attivano fattori trascrizionali a livello epatico, quali SREBP-lc (Sterni Regulator Element-Binding Protein e ChREBP (Carbohydrate Response Element Binding Protein), che attivano enzimi finalizzati alla conversione dell'eccesso di glucosio in acidi grassi. Un terzo fattore di trascrizione attivato in corso di insulino-resistenza è il Peroxisome Proliferator-Activated Receptor y (PPARy), implicato nella differenziazione degli adipociti e nell'accumulo di trigliceridi nel fegato con conseguente steatosi epatica e produzione di TNF alfa a cui consegue infine il processo di fibrogenesi. Il fegato steatosico aggrava ulteriormente i danni già presenti, poiché concorre a produrre altri eventi pro infiammatori.
Il fegato steatosico è sensibilizzato a un ulteriore danno. In questa fase
gli FFA derivati dalla lipolisi adipocitaria inducono una serie di eventi proinfiammatori:
produzione di radicali liberi dell'ossigeno (ROS), a causa della loro ossidazione
(perossidazione), con conseguente danno mitocondriale, danno alla catena respiratoria
cellulare, ridotta disponibilità di adenosina trifosfato, sintesi di mediatori dell'infiammazione
tra cui TNFa, TGFp, IL6, Fas ligando e deplezione dei normali sistemi antiossidanti
presenti nel fegato;
attivazione diretta della via IKKβ/NF-kB (il fattore nucleare kB e il suo attivatore
I kappa B kinase beta). Nel frattempo l’endotelio disfunzionante presenta un’alterazione
della permeabilità, adesione di leucociti, migrazione degli stessi ed adesione di
monociti. Le cellule muscolari lisce della media migrano verso l’interno dei vasi
ed attivano i macrofagi; queste cellule fagocitano i lipidi presenti in eccesso
nel vaso del diabetico, nell’intento di ripulire l’endotelio ed a tale processo
concorre i linfociti che si attivano a loro volta. Prolifera il muscolo liscio,
si depone collageno e lipidi fino a formare una “placca” rilevata all’interno dei
vasi. Questa placca, così costituita, si fessura, causando l’improvvisa chiusura
del vaso. Ciò è causa di infarto del miocardio se è interessato un vaso cardiaco
o di vascolopatia cerebrale se è interessato un vaso dei tronchi sovraortici.